Kosmos
Chi include la diversità ed è Natura,
chi è l’ampiezza della terra e la volgarità e la sessualità della terra, e la grande carità della terra, e il suo equilibrio anche,
chi non per nulla ha guardato dalle finestre degli occhi e non per nulla nel suo cervello ha dato udienza ai messaggeri,
chi contiene debitamente, uomo e donna, la sua una e trina proporzione di realismo, spiritualismo, senso estetico o intellettuale,
chi avendo preso in considerazione il corpo trova tutti i suoi organi e le sue parti buone,
chi, fuori della teoria della terra e del suo corpo, uomo o donna, capisce per sottile analogia tutte le altre teorie,la teoria di una città, di un poema, dell’ampia politica di questi stati,
chi crede non soltanto nel nostro pianeta con il suo sole e la sua luna, ma anche in altri pianeti con i loro soli e le loro lune,
chi costruendo la sua casa, uomo o donna, non per un giorno ma per sempre, vede razze, ere, date,generazioni,
il passato, il futuro abitare lì, come lo spazio, insieme,inseparabili.
Walt Whitman
Poeta neonaturalista, così mi piace definire il vate a stelleestrisce, abbandona elementi che difficilmente si legano alla carne ed alla vita giornaliera, familiare, infantile. “Uomo o donna” che siano impone le sue teorie, le sue costruzioni di foglie e legnetti, centrando sempre quella parte del nostro essere lontana dai meccanismi ben oleati che la società ci impone, nutre, gonfia a dismisura come una malattia contagiosa e deprimente. “Foglie d’erba” è il corpus di poesie che Withman andò ampliando man mano, uscito nel 1855 si estese fino al 1892; in esso esplodono tutti i temi cari all’autore discepolo di Emerson, ed omosessuale restio nell’ uscire allo scoperto, complice sia la società americana del tempo come la sua famiglia. La raccolta ospita il suo istinto dell’attimo, dell’imanente, di ciò che è e che c’è, di ciò che ci naviga attorno e fa di noi esseri umani, di ciò che ci culla e ci scuote e ci degrada.
Il suo genio ebbe il massimo splendore fino ai suoi quarantasei anni di vita poi pian piano la forza e il valore delle sue righe andarono scemando, infreddolito distratto ed innervosito, o meglio devastato, dalla guerra civile e da un profondo odio per il Sud del paese che non cercò mai di nascondere.
– Stracarico di moventi senza dolore nè piacere, inarcando la schiena abbronzata per trascinarsi dai ruscelli più freschi alle rocce accaldate ripensando a come moltiplicarsi; lo sciamano tiene tra le mani fogli binchissimi e nell’altra nascosta dietro carta ingiallita quasi insondabile, ma indimenticabile, implorante verso radici ed altari di qualsiasi materiale e colore – .
“Kosmos” è una canto per, e di, tutti i bipedi implumi.