Ognuno ha una storia da raccontare. Che sia un racconto, un aneddoto, un viaggio, un amore. Se poi provi ad unire tutti questi piccoli racconti ti trovi tra le mani non “una” storia, ma la tua. Quella della tua vita, la più difficile da ricordare e spesso da lasciar andare. Marco Costa ha deciso di raccontare la sua attraverso un libro crudo e diretto. Un libero sfogo sulla carta. Quasi un modo per respirare, analizzarsi e chissà, forse perdonarsi.
La storia ha inizio il 19 dicembre 1967, giorno della sua nascita, e si conclude ai giorni nostri. In poco più di 100 pagine, l’autore ripercorre quelle che sono state le tappe principali del suo percorso che lo ha portato ad affrontare i fantasmi di una madre opprimente, un padre mancato troppo presto e un futuro sempre incerto. La scuola, gli amici, il sesso, la persistente voglia di capire i propri limiti e di superarli, magari non nel modo più semplice, ma certamente il più naturale. La paura, la depressione, la solitudine. Il fallimento umano e la malsana abitudine di dimenticare e risolvere tutto con l’alcol.
“Gli chiedevo solo di rendermi felice al più presto: la felicità consisteva nel liberarmi dalle contorsioni mentali, dalle ossessioni, dalle paure, dai blocchi, dalla imbracatura, dal non sapere cosa rispondere, dal non sapere cosa fare…”
Facendo così venir fuori la debolezza di un uomo che diventa schiavo del suo passato e che si lancia nella disperata ricerca di un equilibrio che spera di raggiungere attraverso i “paradisi artificiali” come amava definirli Beaudelaire o più semplicemente affidandosi alla mano di Dio, cercando nella fede la risposta alle mille domande e ai mille dubbi che sin da piccolo gli hanno proibito di vivere serenamente. Un percorso dunque caratterizzato da tante lacune e tanti buchi, una meteora impazzita nello spazio, piena di crateri e ormai lanciata verso l’ignoto. Quell’ignoto verso cui ti lasci andare, un po’ consapevolmente, quasi rinunciando.
“C’è solo un sentimento che ti fa andare contro corrente e contro te stesso, che ti fa prendere decisioni che mai avresti pensato di prendere: la disperazione!”
Una vita caratterizzata dall’eccesso. Dall’essere eccessivamente rinunciatario, eccessivamente ossessivo, eccessivamente impaurito.
La storia scorre veloce, è facile riconoscersi in alcuni passaggi. Più difficile è capire alcuni stati d’animo che ti colpiscono come frecce ma non tanto nel profondo da ferirti e lasciare cicatrici. Alcune storie vanno semplicemente assaporate e lasciate lì. Sperando che tornino da vincitrici e che riescano a trovare un finale adatto, di quelli che ti lasciano speranza. Di credere che la vita non sia altro che un enorme cerchio da girare all’impazzata anche migliaia di volte. Per poi fermarsi, magari con un forte capogiro, sedersi e cominciare a parlare, a raccontare, anche a costo di fare due maroni così!