Si è tenuta lo scorso 16 marzo, nel teatro del carcere di Rebibbia, la premiazione della prima edizione del ‘Premio letterario Goliarda Sapienza-Racconti dal carcere’. La Società Italiana Autori ed Editori, in collaborazione col Ministero della Giustizia-Dipartimento Amministrazione Penitenziaria e di Pubblicità Progresso, ha bandito la prima edizione del sopracitato premio letterario, dando vita in tal modo al progetto della giornalista bolognese, Antonella Bolelli Ferrera.
Il concorso era aperto a tutti i cittadini italiani, comunitari ed extracomunitari, senza limiti di età, condannati con sentenza di primo grado, detenuti attualmente negli istituti penitenziari. I partecipanti hanno fatto pervenire alla S.I.A.E. i loro racconti, seguendo le indicazioni del bando: la propria storia personale, il prima e il dopo; riflessioni sulle conseguenze del ‘fatto’ per sé e per gli altri; la vita in carcere; la speranza. Sulla base degli elaborati pervenuti, sono state scelte 20 storie, successivamente approfondite dalla stessa Ferrera, che ha intervistato gli autori ed ha riportato in forma scritta i contenuti delle relative registrazioni audiovisive per integrarli poi, con gli elaborati originali dei partecipanti. Ciascuno di questi, è stato associato ad uno scrittore che ha assunto la funzione di tutor, il quale oltre ad aver aiutato il partecipante, ha scritto l’introduzione del racconto. E così sono giunti i 20 racconti selezionati alla Giuria formata dal presidente Elio Pecora, Adriana Pannitteri, Daria Galateria, Cinzia Tani, Andrea Purgatori, Roberto Cotroneo e Marino Sinibaldi.
Alla cerimonia conclusiva vi hanno inoltre partecipato gli scrittori-tutor che hanno ritirato i premi a favore dei detenuti vincitori, e la madrina d’eccezione, Dacia Maraini. Lucio Dalla ha anche offerto come simbolico accompagnamento del premio, il suo brano ‘Una casa in riva al mare’, che tratta appunto del tema della detenzione. Sono stati premiati i primi tre classificati delle tre categorie scelte: la migliore storia, il più intenso processo di riflessione interiore e la descrizione più suggestiva della propria vita dentro il carcere. Comunque tutti i venti racconti finalisti, sono stati inseriti nel libro ‘Volete sapere chi sono io? Racconti dal carcere’, con prefazione iniziale dell’ideatrice Antonella Bolelli Ferrera. I premi verranno destinati a finalità culturali a favore dei vincitori, mentre il ricavato delle vendite del libro, d’intesa col Ministero della Giustizia, verrà destinato, al netto dei costi, a finalità socio-culturali. La finalità del premio è quella di mettere in pratica ciò che è sancito dall’art. 27 della Costituzione Italiana, secondo cui le pene devono tendere alla rieducazione del condannato, tenendo conto delle proprietà socialmente riabilitative del lavoro, ed in special modo del lavoro intellettuale che le attività di pensiero e di scrittura inducono.
Un’iniziativa questa davvero interessante, che ho trovato molto importante ed edificante per i detenuti. Invogliarli a mettere giù delle righe concernenti le loro storie personali, per poi aggiungere anche considerazioni proprie, penso sia molto costruttivo per la loro rieducazione. Innanzitutto, per tutti coloro che vi partecipano, rappresenta un mettersi in gioco, tiene impegnati le loro menti ed infine li spinge alla riflessione personale, il che porta sempre a migliorare se stessi. Mi auspico che tale premio possa ripetersi annualmente, perché dà una grossa mano a chi si trova in carcere per vari motivi, ma anche perché dà la possibilità agli scrittori-tutor che decidono di partecipare all’iniziativa, di essere una parte integrante di un processo di rieducazione e di poter tastare loro stessi la dura realtà della vita del carcere.
Ritengo infine che chiunque si avvicini all’arte o alla cultura, possa nobilitare il proprio animo macchiato in passato da una grave colpa.