Letteratu.it

L’agenda dello scrittore: l’abc del misterioso mondo dei libri

Scrivere un libro è facile: occorrono soltanto una penna, l’inchiostro e la carta la quale con pazienza subisce qualsiasi sopruso;

Stampare libri è già più difficile perchè spesso il genio si esprime con illegibile calligrafia…

Leggere libri è ancora più difficile a causa della minaccia del sonno.

Ma vendere un libro è il compito più arduo al quale un essere umano possa dedicarsi

Felix Dahn

Giorgio Maremmi comincia con questa citazione il suo libro L’agenda dello scrittore, un interessante viaggio nel mondo della scrittura…ebbene piuttosto che trovarci di fronte ad un lavoro costruito su di una storia, nell’opera di Maremmi è lo scrittore stesso il lettore al quale lui si indirizza: una sorta di punti di linea da seguire, segreti da scoprire, tecniche da utilizzare.

Secondo il Maremmi è necessario rendere questo mondo meno oscuro, parlare in modo schietto senza giri di parole ne ipocrisie; il punto dal quale parte quest’idea è che gli scrittori sono troppo interessati al loro mondo inteso come momento di creazione ed elaborazione e poco a ciò che gli sta intorno, ai loro “colleghi” , ai loro editori.

Nasce così L’agenda dello scrittore, un backstage del lavoro finale stampato, con tanto di dizionarietto di termini editoriali e tipografici finale: diviso secondo i mesi dell’anno, ogni pagina affronta un problema partendo dai Misteri de mondo dei libri passando attraverso I guadagni nell’editoria e Gli apprendisti stregoni  e terminando con Editori e case editrici.

C’è poi la parte dedicata al libro vera e propria, lasciando da parte la guerra sempre aperta tra editori e scrittori, un’incursione nella fase dell’organizzazione, realizzazione, promozione e infine diffusione dello scritto.

E’ interessante leggere le riflessioni del Maremmi sull’importanza delle recensioni: se tempo fa la critica favorevole di un libro poteva farne la fortuna e le recensioni negative a far sprofondare l’autore in uno stato di depressione, oggi le cose sono cambiate :

Chi veramente ama leggere, chi vuole bene ai libri se li sceglie da solo. Preferisce correre il rischio di sbagliare senza suggerimenti o almeno senza curarsi d’un certo tipo di suggerimenti troppo interessati o superficiali per avere un minimo di valore;

Chi ama i libri se li sceglie da solo, sostando e cercando e frugando in libreria e in biblioteca e sulle bancarelle di libri usati e sui cataloghi degli editori; e questo è il solo sitema valido, l’unico che rende possibile una cosciente e davvero libera scelta

A proposito di recensioni, quelle riguardanti L’agenda dello scrittore sono state davvero ottime: Einaudi, Prezzolini, Mursia hanno lodato la sagacia di Maremmi nello scrivere qualcosa di veramente utile e inesplorato, di aver dato vita ad una confessione che probabilmente era tra le” cose da fare” di ogni scrittore ma che veniva bloccata dalla paura di andare troppo al di là del consueto,di ciò che da questo o da quello scrittore non ci si aspetterebbe.

In conclusione ho scelto di scrivere qualche riga su questo libro perchè credo sia interessante, non solo per chi vive facendo questo mestiere ( e includo dunque tutte le categorie) ma anche per chi è dall’altra parte, il lettore appunto; come quando dopo un film ci sono le sequenze finali che mostrano qualche “errore di prova” o danno spazio alle interviste sul perchè si è scelto quel tema…

Quattordici edizioni  (la prima nel maggio del 1976, l’ultima nel dicembre del 2005) fanno de L’agenda dello scrittore uno dei più utili viaggi nel mondo dei premi letterari, del mercato, della spartizione del prezzo di copertina, dell’editore negativo, degli scrittori che rischiano, dell’editing, delle bozze di stampa, dei tempi di distribuzione, dei servizi stampa etc…

E alla domanda che cosa è pubblicabile, Maremmi risponde lasciando aperta la questione

C’è unanimità nel giudicare un’opera pubblicabile o meno? Assolutamente no e allora chi si sente autorizzato a dare un giudizio definitivo?Una minoranza di persone che si autodefiniscono intellettuali ha il diritto di imporre il proprio giudizio a una stragrande maggioranza, il pubblico, perchè lo considera meno intelligente? E non sarebbe meglio che ognuno di noi si scegliesse da solo quello che è buono e quello che è cattivo?