Hai detto: “Per altre terre andrò, per altro mare.
Altra città, più amabile di questa, dove
ogni mio sforzo è votato al fallimento,
dove il mio cuore come un morto sta sepolto,
ci sarà pure. Fino a quando patirò questa mia inerzia?
Dei lunghi anni, se mi guardo attorno,
della mia vita consumata qui, non vedo
che nere macerie e solitudine e rovina”.
Non troverai altro luogo non troverai altro mare.
La città ti verrà dietro. Andrai vagando
per le stesse strade. Invecchierai nello stesso quartiere.
Imbiancherai in queste stesse case. Sempre
farai capo a questa città. Altrove, non sperare,
non c’è nave non c’è strada per te.
Perché sciupando la tua vita in questo angolo discreto
tu l’hai sciupata su tutta la terra.
Andarsene non serve.
Oggi è un giorno importante. Tutta l’Italia è, più che mai, tinta dei colori che ci rappresentano, brilla il verde, splende il bianco e infuoca il rosso. Probabilmente avrei dovuto scegliere qualche bella poesia di Petrarca, Leopardi o magari Manzoni, ma penso che oramai si sia capito che non mi piace essere scontata. Per cui, un profondo e umile inchino ai poeti che sono i pilastri della nostra letteratura, ma ciò su cui voglio concentrarmi oggi non riguarda la patria in quanto Italia, ma in quanto Casa. La Casa che viene sempre più spesso abbandonata dai giovani più ferventi, con gli occhi e l’anima piena di vita, voltano le spalle a quello che è stato, un tempo, il paese guida di un intero continente, la patria della poesia, del sole, del mare e della vita, colei che un tempo aveva messo in ginocchio civiltà intere, colei che oggi, 17 Marzo 2011 festeggia 150 anni di Unità , anniversario di una conquista memorabile, la forza di migliaia e migliaia il di uomini, che hanno sudato e costruito un sogno al quale sempre più spesso si volta le spalle.
Un invito dunque, il mio, a porvi qualche domanda e , a questo punto, a darvi anche una risposta.
Non troverai altro luogo non troverai altro mare.
La città ti verrà dietro.
Per quanto si possa scappare via lontano, mi piace pensare che l’Italiano si riconosca in ogni parte del mondo, che celi in se una scintilla solare , che porti nel cuore, sempre e dovunque, il sapore del mare e il profumo del vento italiano, l’immagine di immense distese di verde e montagne, di tramonti sul mare placido,del sole Caldo della Puglia, della punta di Porto Empedocle,della musica di Napoli, dell’immensità e della grandiosità del Vaticano, delle colline della Toscana e della piazza obliqua di Arezzo, dei vicoletti umidi e romantici di Venezia, dei maestosi e fiabeschi Castelli del Piemonte e tanto tanto altro ancora. Oggi rubo le parole a Konstantinos Kavafis, un poeta alessandrino, accusato anche, pensate un po’, di anti-patriottismo . Nelle sue parole tuttavia, seppure straniere e totalmente estranee al nostro paese, riscopro una sorta di risposta alla disillusione e alla delusione dei giovani, sempre più numerosi, emigranti. L’insegnamento che io vedo nella poesia di Kavafis, è che si può anche andare dall’altra parte del mondo, ma ci si porterà sempre dentro la propria città.
Sempre
farai capo a questa città.
Per quanto possa sembrare difficile, per quanto possa apparire vana e iniqua la speranza, bisogna restare e combattere, rivendicare con orgoglio ciò che i nostri antichi padri hanno ottenuto con il sangue, ciò che ci portiamo nel sangue , ciò che ci portiamo nel cuore e che è insostituibile , ritrovare dentro se stessi, quel sentimento di orgoglio e patriottismo che nel memorabile 2006 ci ha fatto tutti urlare per la vittoria dei mondiali di calcio. Non ci sentivamo forse tutti orgogliosi di essere italiani? Ebbene, anche se ci par alterata e ridicolizzata l’immagine della nostra Italia, ecco l’appello dei poeti, del poeta e mio in questo giorno: tornare a vederla come facevano i grandi poeti , una donna, vergine e madre e donna, vittoriosa e fiera vestita di tre colori soltanto.
Il verde della speranza, il bianco della fede e il rosso della carità .