Allora nacque forse in me il sospetto che, se sulla terra l’oro vale più delle virtù e del merito, l’ombra però possiede un valore più alto dell’oro stesso; e io, che prima avevo sempre sacrificato la ricchezza alla mia coscienza mi trovavo ora ad aver dato via, la mia ombra per vile denaro.
L’ombra, il lato oscuro, l’immagine riflessa sul pavimento attaccata ai nostri piedi. L’ombra di Peter Pan, l’ombra oscura, quella degli incubi, dei sogni, delle speranze. L’ombra del tempo, quella che con una sferza ti porta lontano senza lasciarti tornare indietro, l’ombra del fato che ti piomba tra le braccia come una sposa sulla soglia di casa. L’ombra del passato, che ritorna senza andar via, senza abbandonarci mai, neanche nei momenti di maggior smarrimento. L’ombra, l’unica, la sola, che possa sparire al buio, mentre noi restiamo qui.
Di questo romanzo che si presentava come un misto tra Dorian Gray e il viaggio del mondo in ottanta giorni, ho apprezzato molto l’idea di fondo, un corteggiamento del diavolo ad un’anima passando dalla sua ombra. Il concetto è veramente bello, pensare che un’ombra non abbia prezzo e poi riscoprirne l’utilità in un secondo momento, è davvero geniale. Utilizzarla come merce di scambio prima d’arrivare all’anima è un tocco di stile che solo gl’ intelletti più puri possono comprendere.
Schlemihl si accorge della sua ombra solo dopo averla persa, solo nel momento in cui diventa cosciente di non averla più lì, nell’attimo in cui si rende conto d’averla venduta al diavolo per vile denaro e di poterla riavere pagando un prezzo molto più altro, l’anima. In tal modo si condanna ad un destino di estraneità e d’ isolamento dagli altri che lo obbliga a rinunciare alla donna amata e lo costringe a girovagare senza potersi mai fermare (d’altro canto è proprio “errante” la traduzione dall’ebraico del termne schlemihl) con la consolazione però che ci sarà sempre lo studio della natura a renderlo felice.
In Peter Schlemihl è praticamente opinione comune a tutti i critici letterari, che Chamisso abbia richiamato il suo ritratto, non solo per quanto riguarda l’aspetto fisico, ma anche in senso morale. Si suppone ch’ egli abbia proiettato in Peter le sue sofferenze, le sofferenze di un uomo che ha perso la sua patria e la cittadinanza, ed è in esilio. Peter Schlemihl, l’uomo senza ombra, alla fine trova consolazione e riconciliazione nello stampare i suoi piedi su tutta la faccia della terra ed in un momento particolare come la fine di una guerra, lui un tedesco francesizzato poteva ben rispecchiarsi in quest’esigenza.
Un libro dai risvolti magico-fiabeschi e con una grinta propria solo dei migliori romanzi .