Al suo risveglio, – è mezzanotte -, la finestra è bianca.
Davanti al sonno blu delle tendine illuminate dalla luna
la coglie la visione dei candori della domenica;
Aveva sognato rosso. Perde sangue dal naso
e sentendosi casta e piena di debolezza,
per assaporare in Dio il suo ritorno d’amore,
ha sete di notte in cui si esalta e si deprime
il cuore, che indovina il dolce occhio del cielo;
della notte, Vergine-Madre impalpabile, che bagna
tutte le giovani emozioni con i suoi grigi silenzi;
ha sete della notte forte in cui il cuore che sanguina
scorre senza testimoni la sua rivolta senza grida.
E mentre fa la Vittima e la piccola sposa,
la vede la sua stella, con una candela tra le dita,
scendere nel cortile dove si asciuga una camicia,
bianco spettro, e far sorgere i neri spettri dei tetti.
Arthur Rimbaud
Poeta bruciante della giovinezza, emblema d’originalità e di modernità insita nella sua alienazione, dalla poesia, dalla vita stessa in modo paradossale.
Poco più che bambino (circa quattordici anni) compone “il battello ebbro”, il primo dei suoi capolavori e fino ai diciannove si occupa di poesia frequentando salotti, artisti, poeti, tra i quali Verlaine che fu anche suo amante. La noia (elemento costante tra i romantici) lo spinge a partire neanche vent’enne,a fuggire ed abbandonare tutto; diviene manovale e commerciante, anche di armi in territorio africano dove poi contrarrà ed aggraverà la malattia che lo condurrà alla morte all’età di trentasette anni. Dalla corrispondenza con familiari ed amici però il suo senso d’insoddisfazione e di noia non si dissolve neanche con questi viaggi, queste vite esotiche ed avventurosa lontane dalle mura domestiche. Verlaine stesso dirà : «non ha fatto altro che viaggiare terribilmente e morire giovanissimo».
Le immagini delle sue composizioni sono intrise di colori, di odori, di inevitabili visioni, più pittore di Baudelaire (ch’egli stesso definirà il più grande) e di Hugo suoi immensi predecessori innerva gli scritti d’uno gnosticismo crudo, ironico, spesso forzato essendo uno degli obbiettivi della sua poetica. Geniale costruttore di un mondo ricalcato su quello ordinario e monotono, ma tinteggiato di sangue, di notti insonni e sbiadite, di divinità quasi svagate, distratte, superfluamente pensate. Con l’originalità contrasta combatte e sovrasta gli esseri umani, li supera colle parole, tenta di eclissare le idee passate, i volti di chi le ha partorite, ogni componimento è emblematico delle sue visioni … il più grande visionario dopo Blake.