La trama del carrubo che si profila
nuda contro l’azzurro sonnolento,
il suono delle voci, la trafila
delle dita d’argento sulle soglie,
la piuma che si invischia, un trepestìo
sul molo che si scioglie
e la feluca già ripiega il volo
con le vele dimesse come spoglie
Eugenio Montale.
Ebbene, io penso che ogni poeta si sia innamorato almeno una volta della Luna. Capitò anche a me , una notte d’estate , alzai lo sguardo e mi ritrovai a fissare questa luna enorme, gialla e ipnotica che sembrava messa apposta lì per esprimere un desiderio, per lasciarmi incantare, per entrare nei miei ricordi e non uscirne più. Capita a tutti di alzare lo sguardo, ogni tanto , e cercarla , è un riflesso incondizionato, come fosse una stella polare dell’animo umano, soprattutto quello femminile, che si sente legato , come il mare, alle sue stagioni , ai suoi giorni , ai suoi cambiamenti. La luna , mai fedele, mai veritiera come diceva Shakespeare ,sulla quale non bisogna mai giurare perché cambia volto e ruba la luce al sole. Si staglia con il suo profilo brillante contro il buio stellato delle notti d’estate o quelle invernali, celata dalle nuvole ma brillante ugualmente, non si lascia oscurare da nebbia sospesa nel cielo e le voci, i desideri arrivano fino a lei . Compagnia di barche, che scivolano silenziose sul mare nero , specchio e amante del cielo notturno che replica silente e calmo lo spettacolo che si ritrova ad ammirare ogni notte. C’è, in questa poesia, un’eco di malinconia, un eco di tempi andati, felici e spensierati, come sempre affidati ai simboli, fedeli compagni che celano la verità dietro immagini apparentemente insensate, ma che nascondono in se, l’animo più profondo, l’amore del poeta per la vita, per l’innamoramento di qualsiasi cosa sia magico, naturale e mistico.