“Il libro delle anime” è il sequel del bestseller “La biblioteca dei morti”, un ottimo libro con cui svagare la propria mente, un libro che non ha troppe pretese e che promette solo d’essere un riassunto poco riuscito del suo precedente.
Non capisco per quale motivo Cooper continui a dedicarsi a thriller e polizieschi quando sarebbe un autore meglio riuscito in romanzi storici, in quanto la ricostruzione dei particolari della storia Medioevale presenti in questo volume, sono decisamente le parti più interessanti e coinvolgenti. La ricostruzione di ambienti e di personaggi del calibro di Nostradamus, Shakespeare e Calvino, che non solo sono pietre miliari della nostra storia ma sono anche catalizzatori di masse, rende ogni passaggio edulcorato e meno ampolloso, poichè proprio questi colossi sono il punto chiave da cui dipanare l’intera vicenda, come nel libro precedente lo erano stati Churchill & co.
Nell’economia del romanzo un’azione importante è svolta dalle vicende familiari e personali del protagonista, l’impeccabile Will Piper, che focalizza l’attenzione su di se, rendendosi non solo il centro nevralgico delle indagini dell’F.B.I. su questo leggendario “Libro delle anime”, ma anche il punto d’incontro con l’happy ending del libro precedente,creando in questo modo un continuum spazio temporale tra i due volumi.
Secondo la mia personalissima ed insindacabile ragione, lo trovo un romanzetto privo di qualsiasi caratterizzazione dei personaggi, di pathos, di scene, d’ azione. Arrivata a leggere le prime duecento pagine mi sono sentita inserita in un misto tra “Il codice Da vinci” e un telefilm poliziesco anni ’80, ma non divertente quanto “Scuola di polizia”.
Sinceramente la lettura di questo libro è stata deludente. La scrittura è sempre la stessa scrittura avvincente de “La biblioteca dei morti”, ma per me il capitolo si sarebbe potuto concludere lì, senza inventare nuove storie che mi sembrano un po’ forzate. Ognuno fa il suo gioco e Cooper ha fatto benissimo il suo portando avanti una storia ampiamente conclusa, pur di tirarci fuori altri guadagni.
Sono io che non dovevo cascarci!
Tutto sommato però non posso dire che non si lasci leggere, d’altra parte gli argomenti dei due libri potrebbero essere fusi tranquillamente in uno solo con qualche aggiustamento qui e lì. Non è male l’idea di fondo del primo ma non meritava d’esser dilatata a tal punto senza basi stabili. Non credo d’aver altro d’aggiungere, finirei con l’esser ripetitiva, ma forse un’ ultima chicca ve la voglio regalare: se il mondo non finisse entro il 2012, come sostenuto dagli antichi Maya, possiamo già temere una nuova data: 2027. Ai posteri l’ardua sentenza! Per noi di LetteraTu, signori, la sfida è aperta, si accettano scommesse: