Tutto ciò che non è donato, è perso
Dominique Lapierre aveva un obiettivo. Voleva attraversare l’India in Rolls Royce. Una richiesta inusuale, avrebbero pensato in molti. Ma si sentì rispondere “We are sorry, Sir. Non possiamo venderle l’auto”. Troppo pericolose le strade dell’India. Ma Lapierre non si scoraggiò e riuscì a raggiungere la sua meta. Lo fece al volante di una Rolls Royce Silver Cloud, la macchina dei maharaja. La pagò cinquemila sterline. Strano a dirsi, ma quella somma segnò l’inizio di una grande storia d’amore.
Ventimila chilometri, sei mesi. Un viaggio, perlopiù spirituale, alla ricerca e alla scoperta di eventi, racconti e personaggi che avevano segnato la storia di un paese, a molti sconosciuto, ad altri indifferente.
Sono passati molti anni.
Lapierre tornerà in India, ma stavolta non da spettatore ma da “cittadino” consapevole e coinvolto. Scriverà racconti, romanzi e reportage. I compagni di viaggio saranno numerosi: da Madre Teresa agli assassini del Mahatma Gandhi, dai bambini di Calcutta a bimbe-madri lasciate alla mercè di una vita alienata. Ne nascerà “India mon amour”, non un romanzo ma un grande e profondo ricordo di un legame ormai radicato nell’anima dell’autore, che riesce con le sue parole a trascinarti a forza dentro il libro, e a forza trasmetterti emozioni uniche e indescrivibili. Ora sei un suo compagno di viaggio, ora sai che ogni giorno di silenzio è solo un giorno d’amore in meno. Un amore verso una terra ricca di dolore e di storia, ricca di gioia e di buchi neri.
Lapierre sa che un solo gesto d’amore può cambiare il mondo. I piccoli miracoli che si compiono ogni giorno quando non ci si arrende e si va avanti con i propri sogni possono cambiare il mondo. Ma questa non è retorica, questa è solo l’esperienza di un misantropo, ormai ottantenne, che ha scoperto l’amore, ha scoperto una terra, e conciliando le due cose ha capito e diffuso la bellezza dell’animo che da. Senza aspettarsi nulla.
Lapierre non sa se e quando tornerà in india. Sa di dover lasciare un testimone ingombrante. C’è un’opera da completare.
Lui ha una sola richiesta. Vorrebbe chesulla sua tomba a Ramatuelle, in Costa Azzurra, un giorno lontano, venga semplicemente scritto: «Dominique Lapierre, cittadino onorario di Calcutta. Tutto ciò che non è donato è perduto. Proverbio indiano».