“[…]E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare ed infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore quando farò calare la mia vendetta sopra di te.”
Già. La giustizia divina che maestosamente opera e punisce coloro i quali sfidano il presente, mal reagendo ai mali del mondo. Ma Jules, sicario sarcastico, pio ed enigmatico, protagonista di “Pulp Fiction” ci parlava di giustizia divina come di un bene da accogliere ed accettare in quanto segno di Dio. Bucky, giovane insegnante di ginnastica, protagonista del romanzo di Roth, entra in crisi quando comincia a chiedersi come possa esistere Dio se nel mondo esiste anche il male.
Questa è una storia che parla di umiliazione, e fallimento, e redenzione. Bucky, mancato atleta, mancato soldato (mancato alla vita), comincia la carriera da insegnante verso la fine della prima guerra mondiale, in una scuola del New Jersey, e si trova, suo malgrado, a dover fare i conti con un’epidemia di poliomelite incalzante e un’anima forse già malata. A stretto contatto con i limiti più devastanti dell’uomo, comincerà una battaglia in cui a scendere in campo saranno due fazioni opposte che si limiteranno ad evidenziare ferite mal coperte e ricordi ancora troppo evidenti. Per trovarsi infine dinanzi alla giuria che freddamente emetterà un verdetto ormai già scritto, che l’animo umano da anni cerca di affievolire senza riuscirci.
I bambini, coprotagonisti del romanzo assieme ad una città fantasma ed un contesto storico ingombrante, non sono che lo specchio di un uomo il quale non cerca di celare se stesso, ma il proprio passato che, ancora una volta, è la dimostrazione di ciò che si diventa. Allora spazio a quesiti, scelte, analisi, viaggi introspettivi e vortici emotivi. Il tutto alla mercé di un universo intollerante e indifferente.
E se la paura porta spesso alla fuga, quest’ultima è solitamente seguita dal rimorso. Portando Bucky a porsi davanti al giudice supremo, se stesso, che scoprirà essere il primo nemico. Un nemico dal quale è difficile fuggire.