DIO
A volte sono il Dio che porto in me
e allora sono il Dio e il credente e la preghiera
e l’effigie d’avorio
in cui questo dio si oblia.
A volte non sono altro se non un ateo
di questo dio che sono quando mi esalto.
Vedo in me tutto un cielo
ed è solo un alto cielo vuoto.
Fernando Pessoa
Dio come peso e coscienza umana,come insensata rivisitazione dei gesti ordinari di quel ricordo,come carne che s’inginocchia,che non mangia, che costruisce le voci all’unisono e quel silenzio che svuota;come immagine immobile che guarda e spera che l’uomo non lo dimentichi,che non può intromettersi tra il momento dell’ateo ed il suo salire in alto sorretto e lanciato dalle cose terrene e non aver più bisogno di pensare al “dove…quando…come…”.
Questa composizione tratta dalla raccolta “Poesie Esoteriche” richiama alla memoria la maggior parte delle componenti del poeta portoghese,è una sorta di summa in poche righe di un intellettuale ed artista complesso,prolifico,originale;la sua visione filosofico – religiosa dettata dall’accanimento per le dottrine del teosofismo che vedono la pluralità dell’universo comporsi della frammentazione dell’Unità Originaria,un gioco di specchi che si moltiplica all’infinito;troviamo così la sua angoscia per ciò che è decaduto,per le scissioni,servo dei miti e delle visioni.
Pessoa è il poeta delle parole sovrumane,incide il suo discorso di convinzione,lo riporta nella sua vita,lo fa vivere senza incarnarlo davvero. L’occultismo è uno dei suoi interessi e lo coltiva con infantile voracità fino a renderlo un tratto distintivo sia della sua poetica che della sua visione,è un creatore costante che partorisce svariati eteronimi ai quali dà,oltre che alcuni dei suoi lavori letterari,vite proprie,hobby,manie,in alcuni casi anche morti proprie. Questa particolarità potrebbe ricondurci ancora all’aver interiorizzato le dottrine suddette ma alcuni invece la ricercano nelle disfunzioni di natura sessuale di cui probabilmente il portoghese soffriva,incapace di riprodursi dunque cercava di colmare questa mancanza con creazioni umane d’altro genere;la sua esistenza senza donna e senza dio è intimamente riconducibile a quella del protagonista de “Il libro dell’inquietudine” di Soares/Pessoa.
L’assenza di dio è un dio anch’essa.