Guarda questa: è una foto che non ho fatto ad una madre che teneva in braccio suo figlio davanti al suo basso, e quella notte non aveva proprio possibilità di dormire: era in piedi, assonnata, al centro del vicolo. Tra le dita del bimbo ancora macchie collose di marmellata e desiderio di prendere toccare giocare.
E questa? è la foto non fatta ad un ragazzo tornato dalla guerra in Vietnam, felice di non aver ucciso nessuno con le sue mani, e di non aver visto morire nessun altro per mano dei suoi commilitoni. Una grande medaglia sul lato sinistro del suo petto, a forma di sole: la madre piange un pò in disparte, è la felicità che la paura si lascia dietro quando va via dal cuore.
Questa è la foto che non ho fatto per catturare l’immagine di un mezzo matto entrato con la sua auto nella vetrina di una gioielleria a Via Bernardo Cavallino: aveva una Ferrari e l’ha lasciata lì incastrata nel banco in cambio di un piccolo anellino d’argento. Aveva fretta di andare da qualcuno e l’aria di una persona felice.
Questa è venuta male: è una foto che non mi è riuscita di fare ad un vecchietto caduto da un autobus mentre cercava di scendere. Si vede chiaramente un ragazzo che gli dà uno spintone per divertimento: gli occhiali sono caduti lontano, e così è tutto sfocato.
Questa è la foto che non ho fatto di un uomo in abito nero che cammina lungo un campo di patate coperto di neve, con in mano una piccola busta di plastica presa al discount. Dentro si intravede una bottiglia di Sciroppo alla Ciliegia scadente: un contrasto bellissimo, uomo in nero sul bianco piatto della campagna. Pensa se gli fosse caduta la bottiglia.
Questa qui proprio non ricordo dove non l’ho fatta: è la foto di una barca di legno ferma al centro di un lago tranquillo. La luce del pomeriggio si specchia senza perdere nemmeno un pezzo nello specchio d’acqua: forse è un’anatra quella che vedo sullo sfondo. Gran bella atmosfera.
Curiosa, questa: è la foto che non ho fatto della prima mattina dell’anno scorso. In una città mezza bagnata e sporca di festoni e fuochi d’artificio ormai partiti, un barbone si alzava dal suo letto di carta davanti alla Posta Centrale. Uno sbadiglio così profondo e un viso così sereno: pareva iniziasse daccapo tutta la sua esistenza.
L’ultima, quella che preferisco: è l’autoscatto che non riuscirò a farmi nel giorno più felice della mia vita.