La questione islamica è un tema molto delicato che ormai da anni riempie pagine di giornali e che ci viene presentato spesso nelle nostre televisioni.
Purtroppo non mancano notizie di kamikaze che ammazzano civili o militari, e non mancano servizi che ci fanno vedere gente esagitata che brucia bandiere americane invocando il loro dio Allah. Il punto è proprio questo: tutta la questione islamica ci viene narrata come una guerra santa, la jihad, secondo cui in nome di Allah bisognerebbe uccidere il proprio nemico, arrivando anche a sacrificare la propria vita.
Ritengo che le notizie che ci arrivano non aiutano alla comprensione di cosa dica realmente il Corano, fondamento della religione islamica. Il punto critico della questione è che secondo il mio parere, noi percepiamo la religione islamica come viene interpretata dai fondamentalisti islamici, mentre i veri precetti religiosi dettati dal Corano sono del tutto diversi da quel che si crede.
Partiamo innanzitutto a sottolineare che il Corano non parla di una guerra santa. La jihad nel testo sacro islamico è la lotta interiore che il fedele musulmano deve combattere con se stesso per non commettere peccati, o meglio per combattere la debolezza e l’imperfezione insite nella natura umana. La prescrizione è ben precisa: nessuno deve mai iniziare una guerra col nemico se il nemico non la inizia per primo. Su questo fondamento si basa il principio della legittima difesa. E’ ammesso dunque solo un combattimento difensivo, anche perché nel Corano è totalmente proibito convertire all’Islam con la forza e con la violenza e l’omicidio volontario rientra nella categoria dei peccati gravi. Così come è condannata qualsiasi forma di tortura contro chiunque sia di una religione diversa. E sono inoltre considerati gravi trasgressioni alla legge divina i massacri, la demolizione di edifici, gli incendi, i genocidi e le pulizie etniche. A tal proposito quindi emerge chiaro che nel Corano non si impartisce l’ordine di ammazzarsi in nome di Allah per uccidere gli infedeli o coloro che sono ritenuti dei nemici. Anzi proprio il suicidio viene descritto come il peccato più grave che un musulmano può compiere perché contravviene consapevolmente al disegno di Dio, anticipando il suo decreto, e pertanto per il suicida non esiste remissione o perdono da parte di Dio.
Infine mi piace sottolineare che il Corano mette su un piede di eguaglianza uomini e donne. Infatti Dio attraverso tale testo sacro non si rivolge mai all’umanità dicendo “Uomini”, bensì con “Genti” che include appunto uomini e donne.
Mai si autorizza a picchiarle o a lapidarle e mai si parla di coprirle con il burqa ma anzi, anche se non specificatamente proibito, ogni di tipo di sevizie contro le donne è apertamente sconsigliato da tutta la Tradizione.