La folla è di quelle delle vecchie domeniche belle,meno lentezze,parole che vociano alte e spedite,niente mani impietrite e posizioni infondate.Si dimezzano
i silenzi
e di quando in quando si rianno leggeri;la morte è lasciata lontana così come i suoi odori impotenti,niente visioni globali!niente passaparola informale!
i nostri templi di mura
come palchi ,marmorei ed eleganti
e gli sfregi delle mani
hanno l’odore dell’inchiostro
e del sudore…
S’ascolta e s’ammirano
le parole rimate o scandite violente
o la musica avvolgente
destano e non stancano
e l’ennesimo incontro
nel tempio degli avi
s’è avuto.
Ringrazia
il conferenziere
stanco ed accaldato
o lo stregone di turno
coi suoi alambicchi
di sapere.
Sorvegliati e puniti
riproposti nei libri francesi
e da lì trasportati da occhi umani,“si
vedevano come Focault
scriveva,ma
dall’alto”
l’iscrizione di cristallo giovane
poggiato sulla pietra centenaria.
Il vecchio lascia
dietro di sé la sala
luminosa,niente odori
niente bronzi,riposa
la sua mente
inconsistente,affetta i lunghi
monologhi,ne sorride
del suo pane
e delle pillole leggere.
L’ultimo ammasso di
legno e ferro
è stato staccato da tempo
e la luce ne tocca
il fondo luminoso.