Ciao, Antonella. È bello averti ospite della rubrica mensile dedicata ai lettori. E allora iniziamo dalle origini: quando è nata la tua passione per la lettura?
Non saprei dire quando la lettura è diventata passione. Io mi definisco una tarda lettrice autodidatta. In casa c’erano molti libri, mio padre era un lettore accanito ma non gli importava di trasmettere questa passione. Io ho scoperto la lettura in adolescenza quando facevo notte sulle pagine di qualche Sandokan e mi chiedevo perché i personaggi femminili dovessero essere sempre noiosi e un po’ vacui. Volevo essere Tremal-naik. Di quel periodo ricordo anche i tentativi di letture impegnate, pretendevo di leggere ma soprattutto di capire testi di Marx e simili di cui, naturalmente, ricordo ben poco. Poi sono passata alla narrativa.
Ricordi qual è stato il primo libro che hai letto?
Il primo di cui ho un vago ricordo me lo fecero leggere a scuola. Credo che il titolo fosse Il treno del sole e parlava di emigrazione dal Sud al Nord d’Italia. Poi mi ricordo negli anni del liceo Erica Jong, Paura di volare, e Donne di Mariyn French. Per un certo periodo ho letto quasi esclusivamente libri scritti da donne. Nel tempo ho affinato gusti e scelte. In seguito naturalmente sono passata per i russi, alcuni letti in lingua madre qualche anno più tardi.
Le abitudini di lettura sono molto varie. Quali sono le tue? Il luogo in cui preferisci leggere, i tempi (c’è chi ha bisogno di avere davanti a sé molto tempo per leggere, c’è chi si accontenta di farlo anche approfittando dei momenti inutilizzabili altrimenti, le attese in banca o dal medico): ne parliamo?
Non ho un luogo preferito. Se ho voglia di leggere va bene qualsiasi cosa: il bagno, il letto, il bar, una sala d’attesa. Se non ho un libro in borsa pronto all’uso mi sento a disagio. Lo porto anche quando vado a teatro o al cinema, non si sa mai che nell’attesa si faccia tempo. Aspetto con impazienza il momento in cui i trasporti pubblici romani funzioneranno a dovere per abbandonare lo scooter e dedicarmi finalmente alla lettura in bus. Allora sì che potrei leggere con i ritmi desiderati. In realtà non leggo moltissimo proprio per la scarsità della risorsa tempo. Ma se spengo la luce prima di addormentarmi senza aver viaggiato per un po’ tra le righe mi sembra che qualcosa sia fuori posto.
Raccontaci un libro che ti ha appassionato e dicci se ha in qualche modo influenzato la tua vita.
Non ho un libro preferito. Piuttosto direi molti libri. In ogni stagione ho amato testi e autori diversi. La Jong mi sembrava fenomenale all’inizio, ora non la consiglierei. Ho i miei autori di cui arrivo ad avere quasi tutto, anche quando non mi convincono più. Isabel Allende, Erri De Luca, Pennac (Pennac non mi ha mai deluso), Benni, Murgia, Parrella, Grandes, e molti altri ma io dimentico i titoli e anche gli autori. Mi hanno lasciato il segno Marie Cardinal, Manuel Scorza, Virginia Woolf, Christa Wolf con la sua Cassandra. Adoro Torregrossa. Voglio citare anche un libro per bambini, Gli uccelli, di Germano Zullo, illustrato da Albertine, edito da Topipittori.
Quando un libro non ti prende lo abbandoni o continui fino alla fine? Salti le parti noiose e ripetitive?
Mi è capitato di abbandonare libri prima della fine. Più passa il tempo più mi rendo conto che non ha senso andare in fondo a qualcosa che non mi trasmette nulla e non mi prende. Leggo per perdermi. Per ritrovarmi. Per conoscere. Ho passato molti momenti difficili con il naso dentro ad un libro. Mi sembra sciocco accanirmi nel tentativo di approdare all’ultima pagina di un libro che non mi afferra. Leggere deve essere un piacere. E poi sono una Pennacchiana convinta: fate dei libri quello che volete, senza regole.
Leggi un solo libro per volta?
Cerco di leggere un libro per volta ma se ho tra le mani qualcosa di impegnativo allora lo affianco con qualcosa di leggero. A volte, se ho tra le mani un saggio scelgo anche un romanzo, per avere qualcosa da leggere quando sono più stanca. Sono una lettrice disordinata. Una accumulatrice seriale. Mi piace avere pile di libri ad attendermi che non riesco mai ad esaurire, semmai il contrario.
Leggi solo prosa o anche poesia e testi teatrali? Ci sono generi letterari che eviti in modo assoluto?
Leggo poca poesia e pochi testi teatrali. Mi dedico soprattutto alla narrativa e un po’ alla saggistica. Ma sono una bertuccia curiosa e leggerei di tutto. Adoro la letteratura per l’infanzia che ho scoperto qualche anno prima di avere i figli per le illustrazioni e alla quale poi mi sono dedicata molto quando sono arrivati i bambini. Leggere con i figli e ai figli è stata una esperienza unica, tanto che per un periodo ne ho fatto anche qualcosa di più e sono diventata lettrice volontaria per bambini dopo aver frequentato dei corsi organizzati da Nati per leggere. Avevo il desiderio profondo di voler trasmettere la magia della lettura.
C’è qualcuno in particolare con cui ti piace confrontarti sulle letture fatte, con cui scambi consigli e sconsigli di lettura?
Di libri e letture parlerei con chiunque ne avesse voglia. E ne scriverei. Non ho persone in particolare con cui mi confronto. Amici, colleghi. Faccio parte di un gruppo di lettori su Facebook. Ma ho sposato un libraio. E anche se lui quando torna a casa non ha tanta voglia di parlare di libri di fatto è impossibile che non succeda. Passare in libreria poi significa parlare con i clienti e anche con i librai. E uscire sempre con le mani piene.
Cosa stai leggendo adesso e quale sarà la prossima lettura?
Al momento sto leggendo Autobiografia di una femminista distratta Laura Lepetit, ed. Nottetempo. La prossima lettura potrebbe essere L’istituto per la regolazione degli orologi di Tanpinar, ed. Einaudi, ma il condizionale è d’obbligo. Ho una lunga lista d’attesa e inoltre potrei inciampare in qualche titolo che richiama la mia attenzione e cambiare progetti. Poi ci sono le vacanze: quella è la terra dei libri per eccellenza.
Grazie, Antonella, per il tuo tempo e le tue risposte.
Grazie a te. Parlare di libri e letture per me è sempre un piacere.