Torna sovente e prendimi,
palpito amato, allora torna e prendimi,
che si ridesta viva la memoria
del corpo, e antiche brame trascorrono nel sangue,
allora che le labbra ricordano, e le carni,
e nelle mani un senso tattile si riaccende.
Torna sovente e prendimi, la notte,
allora che le labbra ricordano, e le carni…
Kostatinos Kavafis
Una firma d’eccellenza per una poesia dai toni vibranti.
Kostantinos Kavafis, il poeta greco nativo di Alessandria d’Egitto, che con la sua penna ha cercato di ridestare l’attenzione sulla letteratura greca antica e contemporanea, è conosciuto altresì per l’intensità dei suoi versi, per la capacità di far tremare le corde del cuore, per il suo slancio umano e sentimentale.
E, dunque, l’amore la fa da padrone anche nella celebre poesia riportata. Un amore affrontato nelle sue tinte più turbinose, nella sua dimensione più struggente, nella veste più cara al nostro autore: la passionalità carnale. Quest’ultima, tuttavia, è solo un punto di partenza per spingersi molto oltre. Si accenna alla nostalgia, si intravede una riflessione sul tempo.
Il poeta si rivolge direttamente al palpito, al guizzo emotivo e tutto terreno che sobbalza nel corpo di chi ama. Un corpo che si accende nel segno del tatto e del contatto, che fa bollire il sangue nelle vene. I verbi si ripetono, si accavallano, si incastrano e si intrecciano al fine compatto di richiamare il desiderio, un desiderio che ha il tempo e la vivacità della notte, che ha il colore delle labbra e il calore delle carni che si cercano.
Bastano solo pochi versi per far sì che corpo e anima, confusi insieme, si riaccendano in un colpo solo. Le parole agognano un sogno, quello del replay che rinnova un fuoco che tiene al caldo, quello di un ritorno prepotente che sa di vita.