Novembre è stato talmente veloce ad andarsene via che mi sembra impossibile aver fatto (e detto e pensato) così tante cose. Per quel che qui interessa, non sono mancate le letture, ma i rapporti tra la mente e le pagine scritte hanno risentito del ritmo convulso delle giornate (e dei pensieri e delle parole), quindi sono stati frammentari e in fondo poco soddisfacenti. Molti libri sono stati abbandonati per essere ripresi, nei progetti speranzosi, in tempi migliori. Penso che tutti i lettori conoscano questi fenomeni di non incontro con un testo, che ci ritroviamo tra le mani in un momento che non è il suo, non è quello giusto. L’innamoramento per un libro, come per una persona, un’idea, un progetto, può nascere solo quando tutto cospira nella giusta direzione.
Va bene, non voglio dare la sensazione di stare girando a vuoto perché ho poco da dire delle letture di novembre. Sarebbe una sensazione in parte giusta, a causa della frammentarietà di cui dicevo prima, ma solo in parte. Il tempo scarseggia, sicché, per economizzare le energie da spendere su molti e diversi fronti, parlerò soltanto di Terapia di coppia per amanti (Einaudi), di Diego De Silva. Istintivamente mi verrebbe da consigliarne la lettura soprattutto alle signore, ma non vorrei esser fuorviata, in questo (pre)giudizio, dagli umori, dalle preferenze e dai commenti dei miei amici, non su De Silva in particolare (non ho avuto tempo e modo di parlarne con alcuno di loro) ma, in generale, sul tipo di romanzo di cui si tratta: a due voci, intimista, tutto centrato su una relazione di coppia, addirittura, come dice il titolo, su una terapia di coppia che vede di fronte al terapeuta (per iniziativa, c’è bisogno di dirlo? di lei) non già due stanchi, provati e disillusi sposi di lungo corso, bensì due adulteri, Viviana e Modesto, sposati con altri. Invischiati in un legame appassionato ma asfittico, Viviana e Modesto si trovano a quel punto di una storia in cui, secondo regole non scritte, possono scegliere fra due sole opzioni, trascinare in eterno lo status quo oppure tranciare i nodi.
Un romanzo, insomma, in cui non c’è azione, non c’è trama, solo pensieri buttati lì, secondo le formule che di solito sento ripetere da chi all’introspezione preferisce fatti, carne e sangue. Mi sembra di sentirli: troppo dialogo, troppe schermaglie, mi sono annoiato, non sono riuscito ad andare oltre la terza pagina.
Comunque faccio uno sforzo di ottimismo e tento di scrollarmi di dosso i miei pregiudizi, consigliando a tutti la lettura di questo libro divertente. Tutte le Viviana del mondo si riconosceranno nella temutissima capacità di ricordare dopo anni ogni frase utile a inchiodare l’interlocutore alle sue responsabilità; tutti i Modesto saranno solidali con l’insofferenza del protagonista – che si lascia trascinare dall’amante in un’esperienza terapeutica in cui non crede e di cui non sente la necessità – per un modo di vivere i sentimenti i cui meccanismi (al contrario di quanto si è tentati di credere) i maschi comprendono perfettamente ma trovano insopportabili. Mi esimo da ulteriori approfondimenti per lasciare ai potenziali lettori il piacere di addentrarsi nei travagli amorosi dei due protagonisti.
Rosalia Messina