Settembre segna il ritorno alle abitudini. Luce che scema, giornate più brevi. Chi d’estate legge meno può fare pace con la poltrona (l’amaca, il letto, il tappeto, la panchina al parco o qualunque altro luogo preferito, al chiuso e all’aperto) e tornare a trascorrere tempo nella meravigliosa occupazione della lettura. Ed ecco i miei appunti di settembre. Ora, non è che io lo faccia apposta, ma ultimamente leggo soprattutto libri scritti da donne. Scelgo le mie letture in modo irrazionale ed emotivo (ma penso che così accada a tutti). Ecco alcune delle possibili ragioni della scelta: un titolo fa vibrare una corda più o meno nascosta; arriva un suggerimento da qualcuno di cui mi fido (per esempio Lita, Loredana e Daniela); l’argomento è di quelli per me imperdibili; conosco l’autore e mi sono piaciute le opere precedenti; non ho letto nulla di un autore ma credo di dovergli accordare fiducia; mi imbatto in una buona recensione navigando in rete; una recensione astiosa mi insospettisce e mi spinge a sfidare la sorte, tanto che può succedere? Al massimo mi annoio e pianto la lettura (ormai lo faccio senza rimorsi, il tempo è sempre più prezioso).
E veniamo al libro di Maria Paola Colombo, Il negativo dell’amore (Mondadori, 2012). Un titolo che trovo irresistibile, con l’idea del negativo fotografico applicata al sentimento indecifrabile dell’amore. Ma la parola “negativo” evoca anche il lato oscuro dell’amore, i grandi e piccoli egoismi, il bisogno di controllo, l’incapacità di ascoltare e tutta quella immondizia che spacciamo a volte per amore. Di tanti amori (e di tanti tipi d’amore) narra questo libro densissimo. Di un amore a volte malato (quello di una madre fragile e sofferente per la figlia), a volte sconfitto (quello di un uomo a suo agio soltanto con quello che si può misurare, inquadrare, irregimentare (l’ingegnere Rivetti, marito ingannato, che non riesce ad attraversare il dolore e ad andare oltre); l’amore che lega una ragazzina traumatizzata ma decisa a farcela, Cristiana detta Cica, al suo cane, Tomba; l’amore tra una donna anziana semplice e saggia, Carmelina, e la piccola Cica; gli innamoramenti di Tommaso, detto Walker, affetto dalla sindrome di Down, che è circondato d’amore, di un buon tipo d’amore: generoso e attento, protettivo ma non soffocante, perché nella sua famiglia ne circola tanto.
In questo romanzo tante vicende, anche drammatiche, di conflitti, cicatrici, speranza e riconciliazione, vicende che scorrono indipendenti ma camminandosi incontro, fino a convergere in un finale di nodi sciolti e rivelazioni, ma scevro da retrogusti sdolcinati. Le generazioni, nelle storie raccontate dalla Colombo, si danno la mano, gli anziani trasmettono saggezza e saperi di ogni genere ai giovani e da questi traggono nuova linfa per la propria esistenza; i conflitti non segnano mai fratture irreparabili e non c’è retorica nella descrizione della forza dei legami d’amore.
Concita De Gregorio, nel romanzo Mi sa che fuori è primavera (Feltrinelli, 2015), racconta ancora il malamore (come nel titolo di un altro dei suoi libri), ma non solo, c’è tanto altro in questo libro così intenso. Si tratta della vicenda terribile di una madre, Irina Lucidi, professionista affermata che vive in Svizzera e che nel 2011 perde le figlie, due gemelle, in circostanze mai chiarite. Il padre delle piccole, da cui Irina è separata, le porta via e si suicida pochi giorni dopo il rapimento; delle bambine non si trova più alcuna traccia. L’autrice, partendo da questa storia vera e dalla richiesta di Irina di raccontarla, mette insieme un materiale frammentario (lettere, riflessioni, conversazioni), riuscendo a ricomporre un quadro preciso anche senza ricostruire per filo e per segno la sequenza cronologicamente ordinata dei fatti, che emergono tuttavia nitidi e crudi nell’andirivieni delle immagini e dei pensieri nel tempo. Irina, una donna complessa e coraggiosa, non si rassegna alla scomparsa delle figlie e all’impossibilità di sapere cosa sia loro accaduto, continua a bussare a molte porte, scontrandosi con la freddezza delle persone pur vicine alla sua famiglia e con l’ottusità degli investigatori. Decisa a sopravvivere, viaggia a lungo, poi si impegna nella creazione di una fondazione (Missing Children Switzerland), che si propone di fornire aiuto alle famiglie dei minori scomparsi. E riesce ancora ad amare.
Buone letture!
Rosalia Messina