Autorità (Einaudi, 2015) , secondo volume della Trilogia dell’Area X (il primo si intitolava Annientamento), continua la storia da un punto di vista diverso. La topografa, l’antropologa e la biologa sono misteriosamente tornate dalla loro missione. Sono l’ombra di loro stesse, non ricordano quasi nulla e vengono tenute rinchiuse senza un motivo ben specificato. Il racconto, questa volta, è portato avanti dal punto di vista del nuovo direttore della Southern Research, la struttura che si occupa di studiare l’Area X, John Rodriguez, altrimenti detto Controllo. Con un passato misterioso da spia, il neo-direttore è incaricato di studiare ciò che è successo all’ex-direttrice, che altri non è se non la psicologa. Controllo si trova di fronte ad un centro di ricerca grottesco, con personaggi che sembrano usciti da un fumetto: insondabili, sembrano parlare un’altra lingua e provenire da un altro universo. Cosicché dal principio salta all’occhio uno dei temi più importanti del romanzo, l’incomunicabilità.
Controllo vorrebbe interrogare le tre superstiti della dodicesima spedizione, ma Grace, la vicedirettrice, ne fa trasferire due in un’altra struttura: rimane solo la biologa. Fin da subito Controllo rimane molto colpito dalla donna, che afferma di non ricordare nulla, pur lasciando trasparire una sensazione di consapevolezza che non dovrebbe avere. Se, infatti, fosse rimasta tutto il tempo sotto ipnosi e condizionamento, non dovrebbe essere in grado di opporsi più di tanto a ciò che le viene imposto dall’esterno. Invece la biologa dimostra di capire ciò che le sta accadendo, e Controllo si rende anche conto che non le va affatto bene la situazione in cui si trova. Il lettore sa tutto ciò che è successo alla studiosa mentre era nell’Area X, ma Controllo no, e questo scarto fa venire voglia di dire: se solo il nuovo direttore avesse tra le mani il resoconto della biologa!
In questo modo, ci troviamo a seguire le indagini di Controllo sapendo più di quello che lui sa. Eppure, ci sono ancora moltissimi segreti da svelare, tanto che persino ciò che sappiamo non è abbastanza per colmare le curiosità del direttore riguardo al faro, all’anomalia topografica (così viene chiamata la torre/tunnel presente nel primo libro), al confine, alle spedizioni precedenti. Particolarmente agghiacciante è il momento in cui vengono svelati alcuni dei momenti più spaventosi della prima spedizione.
Ho trovato questa seconda puntata un po’ meno avvincente, un po’ più lenta della prima, nonostante i molti pregi. Credo che Jeff Vandermeer abbia fatto un ottimo lavoro concependo il primo volume come resoconto in prima persona di una partecipante alla spedizione, e poi scrivendo il secondo in terza persona seguendo il punto di vista di un personaggio che si mette in relazione con l’autrice di quel diario. Esso diventa così un libro nel libro. Il mistero dell’Area X viene a poco a poco svelato, ma resta ancora moltissimo da capire una volta terminata la lettura di Autorità. Questo sicuramente scatena la curiosità, soprattutto grazie ad un finale suggestivo e sorprendente, che permette solo in parte di prevedere da dove partirà l’ultimo volume della trilogia, in uscita a metà settembre.
Ciò che si apprezza di più, senza dubbio, è la grande capacità immaginativa, l’abilità nell’accostare elementi della fantascienza ad altri più caratteristici della letteratura horror e fantastica. Nessun segreto è mai svelato del tutto, ogni personaggio procede nel racconto con un alone di mistero di cui si viene a sapere sempre molto poco. I dettagli che l’autore ci fornisce sono sufficienti a fornirci un’idea di chi abbiamo davanti, ma non ci soddisfa mai del tutto, cosicché siamo spinti a farci domande su domande. È un modo di scrivere che inevitabilmente intriga. Aspetto con ansia l’uscita di Accettazione.