Addio. Ti abbraccio perché non ti vedo
che a tentoni, accecato
dai tuoi stessi occhi in me conficcati
per cui non so
se sia mio o tuo questo piangere:
amati giorni
che non ci hanno ricambiato l’amore
e sono
una frattura indicibile: i denti
stringono un grido, il pugno
anche più forte stringe
l’indimenticabile carezza che ti davo
come una moneta scaduta
…per un amore così breve perché,
mio Dio,
questa notte eterna e il filo che traluce
sulla remota ferrovia d’illuminati
treni che ormai corrono nel nulla?
Alberto Bevilacqua
Cinque lettere che pesano più di mille parole.
“Addio” è una delle poesie più conosciute di un noto intellettuale italiano, Alberto Bevilacqua. Scrittore, sceneggiatore e poeta, Bevilacqua è stato attivo nel panorama culturale italiano dagli anni ’50 del secolo scorso riscuotendo la stima di molti, tra i quali Leonardo Sciascia.
Attraverso uno stile semplice e immediato, che si avvale anche di un sapiente uso della punteggiatura, vengono cristallizzati pensieri ed emozioni. I suoi testi sono percorsi da una spiccata vena sentimentale. L’amore è spesso il tema privilegiato della sua pagina.
In questo breve componimento il nostro autore ci porta a riflettere sul momento più doloroso di una storia: il congedo definitivo.
Quando ci si innamora, si è portati a credere che sia per sempre, invece spesso non è così. La passione può essere anche più fugace di quello che ci si aspetta.
I puntini sospensivi che ci inducono alla riflessione finale rendono perfettamente il senso di interruzione e di vuoto.
La chiusa ci consegna un’immagine pregnante: una notte eterna e due treni che corrono nel nulla.
Il perché resta avvolto in un mistero, nel mistero di un sentimento che finisce per aver perso la forza con la quale è iniziato.