Io sarò albero se ti farai
fiore di un albero:
se rugiada sarai mi farò fiore.
Rugiada diverrò se tu sarai
raggio di sole:
così, mio amore, noi ci uniremo.
Se, mia fanciulla, tu sarai cielo,
io diverrò, allora, una stella:
se, mia fanciulla, tu sarai inferno,
io per amarti mi dannerò.
Sandor Petofi
Il “Tirteo della rivoluzione ungherese”. Questo l’insigne epiteto del conclamato più grande poeta romantico ungherese.
Sandor Petofi nasce a Kiskőrös nel 1823, da genitori slavi, di condizioni piuttosto modeste. Patriota impegnato, è il più illustre esponente della rivoluzione ungherese del 1848-49.
La sua vena poetica è ispirata da due grandi temi, l’amore e la libertà, passioni che infiammano la sua pagina. Le sue poesie sono le più lette e tradotte della letteratura ungherese.
L’amore, come appena detto, è protagonista di una grossa fetta della sua produzione letteraria. Questo componimento, in particolare, è diventato il manifesto della sua visione sentimentale.
Pochi versi che sprigionano tutta la potenza di cui è capace il sentimento amoroso. La prima strofa è caratterizzata da una catena di rimandi. Dall’albero al fiore, dal fiore alla rugiada, dalla rugiada al raggio di sole. Qualsiasi forma assumerà il suo amore, da tale forma scaturirà la propria esistenza.
Nella seconda parte la donna è ancor più assolutizzata: il destino dell’uomo dipende strettamente da quello della sua amata. Se sarà cielo, egli si salverà con lei; se anche divenisse inferno, egli non temerà la dannazione.
I due momenti sono separati da una affermazione che sancisce il fine dell’amore stesso: l’unione.
I due amanti diventano punti di una stessa linea, prolungamenti di un solo corpo, frutti di una sola esistenza. L’individualità dell’uno si annulla e si fonde in quella dell’altra.
A leggere questi versi, ci verrebbe da chiederci che cosa c’è di più indissolubile di un amore autentico. La risposta è sempre la stessa: nulla!