Febbraio è corto e quest’anno per me è stato molto (troppo) intenso. Ho letto comunque diversi libri (per me leggere e respirare sono allo stesso modo indispensabili), ma non ho avuto tempo per riordinare gli appunti di lettura e per pubblicarli su questo blog il primo venerdì di marzo, come avrei dovuto.
Stavolta scelgo di parlare di un solo romanzo, il folgorante Cassandra al matrimonio (edito in Italia da Fazi, 2014; in America Cassandra at the wedding è stato pubblicato nel 1962) di Dorothy Baker, autrice che non conoscevo. Le mie amiche Lita e Lori me lo hanno regalato e io ne sono stata conquistata come ne erano state conquistate loro. Ogni sguardo che si posa su un testo scritto lo reinventa, scoprendovi contenuti che la sensibilità e le stesse esperienze di chi legge illuminano più che altri. La storia del matrimonio di Judith e dello sconvolgente effetto che questo matrimonio ha sulla gemella Cassandra, fragile e dipendente, incapace di accettare l’idea che lei non è la metà di un’entità di cui fa indissolubilmente parte Judith, ma un essere compiuto e definito in sé, per me non è soltanto la storia di un rapporto gemellare. Il tema centrale, per come la vedo io, è la dipendenza. Potrebbe essere la storia di una coppia qualunque, due coniugi, due amiche, una madre e un figlio. E non è una storia d’amore. Come dico spesso, appiccichiamo questa parola facile e abusata, consolante, amore, alle più varie espressioni di stati d’animo spesso patologici.
Cassandra ha una dipendenza dall’alcol e da Judith. Torna a casa, al ranch di famiglia, per il matrimonio della sorella. Con una raffinatissima scrittura la Baker svela gradualmente tutti gli anfratti oscuri del legame fra Cassandra e Judith, tutte le dinamiche della non convenzionale famiglia Edwards, chiusa in un piccolo mondo quasi autarchico che ha i confini del ranch. Le voci delle due gemelle si alternano, introducendo man mano gli altri personaggi: la nonna manipolatrice e stramba; il padre astratto e solitario, immerso nelle sue letture e nelle sue bevute a tutte le ore; il futuro marito di Judith, John Finch, un giovane medico solido e tranquillo; Vera Mercer, l’analista di Cassandra; la madre Jane, morta eppure presente in ogni momento. Se dobbiamo parlare d’amore, è Judith che ama Cassandra. Non dipende da lei, vuole proteggerla ma senza rinunciare alla propria identità e al suo rapproto con Jack. I punti di vista delle due giovani donne non si sovrappongono, semplicemente fotografano la stessa realtà vista da tutti i possibili lati e in tutte le minime pieghe; il risultato è un quadro nel quale ogni dettaglio, ogni parola, ogni piccolo gesto ha un significato preciso e pregnante e non potrebbe che essere quel dettaglio, quella parola, quel piccolo gesto.
Rosalia Messina