“Forse l’unico motivo davvero valido per non leggere è che si studierebbe di più, e non ci si fermerebbe ogni mezza pagina studiata per leggere solo un altro capitolo (che non è mai uno solo)”. Ilaria Lagalante ha 21 anni, vive a Torino, dove tra un libro e un altro trova anche il tempo per studiare, ma è della provincia di Bari. Per lei i posti peggiori dove leggere sono il mare e la metropolitana. Meglio farlo in solitudine, “magari con una musica di sottofondo come colonna sonora, vicino a un camino d’inverno o sotto l’ombra di un albero in un prato estivo; mi fa sentire più vicina alla storia che leggo, come se la realtà intorno a me sfumasse”. E si vede subito che l’approccio è di quelli romantici, passionali, positivi, perché quando le chiediamo se un libro può cambiare davvero la vita, nella risposta il dubbio è sì percettibile, ma superato lo scoglio di un legittimo scetticismo la sua frase prende il largo per restituirci la bellezza di un animo tenero e desideroso. “Sì, penso la possa cambiare. Magari non radicalmente, ma ti lascia un piccolo messaggio, un’emozione particolare che non ti lascia più. A me è successo: ero una ragazza molto timida e senza grandi ambizioni, ma un libro letto anni fa mi ha come aperto gli occhi, e mi ha fatto capire che posso puntare ad essere quello che voglio, che posso aprirmi orizzonti infiniti! Magari non sempre riuscirò, ma bisogna tentare. La cosa bella secondo me è che non credo che il messaggio principale dello scrittore fosse quello. Il bello della lettura è che ciascuno cerca e a volte trova nella storia qualcosa della propria vita, ciascuno legge un messaggio o un’emozione diversa a seconda della propria esperienza. È il bello dell’essere diversi!”
Questa diversità deve essere forse una costante nei pensieri di Ilaria. Infatti i suoi scrittori preferiti sono Hugo e Zafón. “Diversi come il giorno e la notte, ma li adoro ugualmente entrambi”. I suoi libri preferiti, per l’appunto “I miserabili” di Hugo, “Cime tempestose” di Brontë, “L’ombra del vento “di Zafón, “La schiuma dei giorni” di Vian e “Il Maestro e Margherita” di Bulgakov. Ma “ce ne sarebbero davvero tanti altri”- puntualizza- “questi sono i primi (e non i soli) che mi vengono in mente quando penso a un libro che mi è davvero entrato dentro”.
Quello che proprio non le è andato giù, invece, è stato “Le affinità elettive”, mentre la sua più grande delusione letteraria “L’educazione sentimentale” di Flaubert. “Avevo adorato “Madame Bovary” e avevo alte aspettative, invece è stato un martirio!”. Il primissimo l’ha letto ad 8 anni, uno della saga delle “Fairy Oak” di Elisabetta Gnone, ma è Zafón a tornare ancora con “L’ombra del vento” quando si tratta di ricordare il primo vero romanzo, “quello che mi ha resa la lettrice che sono oggi”. E oggi è una lettrice “affamata” Ilaria, così si definisce. L’avevamo capito, e se volete sapere ancora di più su di lei, sappiate che ha appena finito “Rebecca, la prima moglie” di Daphne du Maurier, mentre ha appena iniziato “Volevo essere una farfalla” di Michela Marzano.” Magari le farete voi qualche altra domanda. Tranquilla Ilaria, scherziamo!