C’era una volta un bellissimo calendario, tutto illustrato ch’era una cosa mirabile a vedersi.
I mesi tutti coi loro giorni, le lune piene o nuove, crescenti o calanti, i Santi, i consigli pel raccolto, per curar gl’animali, per cucinare squisiti manicaretti.
Allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre, lo spirito del vecchio anno andò a raggiungere quello degli innumeri fratelli che l’avevan preceduto, non troppo rimpianto dagli uni, non troppo maladetto da li altri.
Lo spirito del nuovo anno mandò per avanguardia Gennaio, lungo, freddo, colla sua coda detta della merla.
Marzo, aprile, maggio, giugno, luglio agosto e gli altri si rassegnarono ad aspettare il loro turno… non era ancor tempo.
Solo febbraio, piccino e magro come uno spiritello, saltò su dalla sua pagina e prese a lamentarsi.
“Perché il Signore del Tempo m’ha fatto così corto? Cogli altri non ha sparagnato sui giorni… perfino novembre april giugno e settembre son stati trattati meglio di me”.
Al che i mesi menzionati saltarono su. Novembre si lamentò delle funeree feste, aprile vantò fiori e primavera, giugno carezzò le sue spiche, settembre vagheggiò vini novelli.
I mesi più lunghi, Gennaio in testa, fecero zittire il piccoletto.
A dirimer la questione fu l’anno in persona.
“Manco il tempo d’iniziare e già questioni? Febbraio, non ti lagnare… avrai pioggia, freddo e neve come Gennaio e forse ancor più. il Signore del Tempo ti fece unico e diverso, per originalità e desir di follia: avrai pochi giorni, è vero, ma pure le pazzie carnascialesche. Coriandoli, maschere e frittelle, danze, scherzi e fantasie… non ti lagnar, dai retta a me. Sta’ in fila con gli altri e aspetta il tuo turno!”.
(Image courtesy of mapetithome.com)