Non c’è niente di meglio della Prospettiva Nevskij, almeno a Pietroburgo, dove essa è tutto. Di che cosa non brilla questa strada, meraviglia della nostra capitale! So con certezza che non uno dei suoi pallidi e impiegatizi abitanti cambierebbe la Prospettiva Nevskij con tutti i beni della terra….
Onnipotente Prospettiva Nevskij! Unica distrazione del poveraccio a passeggio per Pietroburgo!…
…tutto fonde sulla Prospettiva Nevskij il potere della forza e il potere della debolezza.
Quale veloce fantasmagoria si svolge qui nel corso d’una giornata! Quanti mutamenti in sole ventiquattr’ore!
Quasi una premonizione sembra essere contenuta in queste parole di Nikolaj Vasil’evič Gogol’ che aprono il racconto La Prospettiva Nevskij, inserito prima negli Arabeschi (1835) e poi, insieme ai famosissimi Il cappotto e Il naso, nei Racconti di Pietroburgo (1842).
E se oggi siamo qui a parlarne è perché, evidentemente, quella premonizione si è avverata.
Il 22 gennaio 1905 è passato alla storia. La marcia organizzata dal pope Gapon – autore della petizione che denunciava le gravi condizioni degli operai e sosteneva le ragioni dello sciopero contro all’atteggiamento ostile del padronato – si trasforma nella “Domenica di sangue” cioè la strage compiuta da reparti dell’esercito e della Guardia imperiale che aprono il fuoco contro la manifestazione di più di 100.000 dimostranti – pacifici e disarmati – diretti al Palazzo d’Inverno per presentare la loro petizione allo zar Nicola III.
Ai membri dell’Assemblea degli operai russi, provenienti dalle diverse sezioni, viene impedito di percorrere la Prospettiva. Attraversano quindi la Neva ghiacciata e percorrono le prospettive collaterali nel tentativo di giungere ugualmente al Palazzo, costantemente ostacolati dai soldati che sorvegliano i ponti.
Attorno alle dieci, proprio nei pressi della Prospettiva Nevskij, ci sono le prime vittime. Verso le undici la manifestazione giunge in prossimità della Porta di Narva. I cosacchi, che hanno l’ordine di disperdere i manifestanti e catturare Gapon, caricano il corteo che continua ad avanzare al grido di “libertà o morte!” I soldati fanno fuoco. Seguono sette o nove scariche di fucileria.
Quando a mezzogiorno la folla si ammassa davanti all’entrata del Palazzo d’Inverno ci sono 2000 militari ad attenderli. I manifestanti si ammassano e scavalcano i cancelli.
Gli scontri proseguono fino al pomeriggio. La folla fugge sulla Nevskij. Si costruiscono barricate sulle altre prospettive che vengono smantellate senza difficoltà dai militari.
Il 23 gennaio l’organo ufficiale del governo “Pravitel’stvennyj vestnik” pubblica una prima stima di 76 morti e 233 feriti. Seguono rettifiche fino al dato ufficialo definitiveo di 130 morti e 299 feriti. Le riviste europee contestano queste cifre e parlano di un numero di vittime compreso tra 2000 e 3000, talvolta sovrastimando le cifre stesse.
Ma se il numero delle vittime, a tutt’oggi, è imprecisabile, certo è che la responsabilità del massacro viene fatta ricadere sulle folle di operai determinando conseguenze gravissime: s’incrina in modo irreparabile la fiducia del popolo nei confronti dello zar e si apre la strada per la Rivoluzione del 1905.
Tuttavia il ruolo della Prospettiva Nevskij non si ferma a questo passaggio fondamentale della storia della Russia. Pochi anni più tardi la Rivoluzione d’Ottobre del 1917 la ribattezza “Strada del 25 Ottobre”, a sottolineare il legame indissolubile tra quel luogo e la sua storia.
A distanza di un secolo possiamo davvero dire che la ” Prospettiva Nevskij è una Prospettiva pedagogica” e, si deve aggiungere, “antropologica”, e non più e non solo nel senso che le attribuisce Gogol’ nel suo racconto – osservando l’andirivieni di governanti, istitutori e per l’appunto pedagoghi, e rendendoci partecipi del variegato “materiale umano” che l’attraversava ogni giorno (“qui incontrerete migliaia di caratteri e di fenomeni incomprensibili”) – ma anche in un senso più ampio, e cioè nella sua capacità di essere simbolo della tradizione e dell’innovazione, di quello che resta e di quello che cambia, mantenendo intatto il suo fascino. Quello che la grande letteratura russa ci restituisce, ancora, con vivacità e poesia.
Ma, non appena cade il crepuscolo sulle case e sulle strade…allora la Prospettiva Nevskij di nuovo si rianima e si mette in movimento. Allora viene quel momento misterioso in cui le lampade danno ad ogni cosa una certa luce seducente, misteriosa…
A quest’ora si avverte un certo scopo nel passeggio o, meglio, qualcosa di simile a uno scopo. C’è un’aria straordinariamente spensierata, i passi di tutti accelerano e in genere si fanno assai irregolari.
Lunghe ombre balenano sui muri e sul selciato…