Chi ha ragione? La ragione? O l’istinto?
Sembra una domanda retorica, tanto più perché vi è incluso un gioco di parole, o meglio, una ripetizione ad effetto. Ed in genere queste cose implicano un valore di forma, non di sostanza. Anche in questo caso? Non direi, ma se voglio avere io ragione devo quantomeno provare a spiegarmi.
Il motivo ( per carità, vi risparmio ragione, non se ne può più!) per il quale mi sono posto e vi ho posto questo interrogativo, è nato dall’ascolto di una canzone. Si tratta di un pezzo intitolato Come mi pare. Lo trovate nell’ultimo lavoro di Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè ( che è poi anche il primo, se è per questo), Il padrone della festa. E’ un dialogo, senza nessuna possibilità di incontro aggiungerei, tra due visioni opposte della vita, quella che vuole razionalizzare tutto e quella che si affida all’incoscienza, alla libertà. Se le visioni non hanno parole, e per il confronto sono necessarie, quelle ce le mettono Niccolò e Max. A proposito, visto che siete tanto carini a sopportarmi, e non è facile, voglio farvi un regalo, eccole. (quelle in verde sono di Niccolò, quelle in blu di Max):
Chi vuole scrivere impari prima a leggere
chi vuol suonare prima deve imparare ad ascoltare
chi vuole ridere impari prima a piangere
chi vuol capire prima deve riuscire a domandare
chi vuole vincere impari prima a perdere
chi vuol tenere prima deve sapere cosa lasciare
chi vuole insistere impari prima a cedere
chi vuole amare prima deve imparare a rinunciare
io so inventare so improvvisare
senza regole ne strutture
faccio come mi pare
come mi pare
so immaginare una storia intera senza una sola parola vera
faccio come mi pare
come mi pare
sono libero ed incosciente
quindi posso serenamente fare come mi pare
è come spingere una vela controvento
memorizzare le parole e non il senso
saltare subito alla fine del romanzo
non è talento anzi è un inganno che lo spazio di un momento avrà
ho perso tempo e lo perdo ancora
esco di casa soltanto all’ora in cui devo arrivare
quando mi pare
sono libero ed incosciente
quindi posso serenamente fare
proprio come mi pare
chi vuole scrivere impari prima a leggere
chi vuol suonare prima deve imparare ad ascoltare
chi vuole ridere impari prima a piangere
chi vuol finire deve ricominciare
chi vuole vincere impari prima a perdere
chi vuol tenere prima deve sapere cosa lasciare
chi vuole insistere impari prima a cedere
chi vuole amare prima deve imparare a rinunciare
Un vero e proprio dibattito filosofico, dunque. Uno scontro fra due credi paralleli. Da un lato chi è da sempre convinto che c’è un ordine prestabilito nelle cose, che ci sono delle leggi universali, primordiali, dalle quali non è possibile prescindere. Perché tutte le azioni che non si curano di esse, che non tengono conto dei principi essenziali che regolano il mondo, sono tentativi velleitari. Dall’altro lato invece chi è certo che a regnare è il caos, chi affronta l’esistenza, diciamo così, di pancia, riconoscendo, senza per questo sminuirlo, che l’uomo è pur sempre un animale e quindi soggetto agli istinti naturali. Che questi hanno un valore prezioso, anche perché le cose troppo costruite o pensate sono effetto di una forzatura. Chi crede che queste cose bisogna farle piuttosto con naturalezza, con spontaneità.
Queste due religioni potrebbero scontrarsi non solo per il modo di vedere la vita, ma anche per l’arte. Cerebralismo e libertà espressiva sarebbero i due vessilli di questa crociata. E voi non fatevi sedurre né dalla seconda, perché sembra più figa, né dal testo della canzone che, sarà un’impressione mia, forse un po’ di favoritismi li fa, ma nell’altra direzione. Perché chi ha ragione, io proprio non lo so. Ma se alla ragione, o all’istinto, insomma non sapete proprio a chi darla, datela a me e ditemi che vi ho convinto, che quella domanda iniziale non era poi tanto retorica.
p.s. ho semplificato troppo, ne sono consapevole, non ho preso in considerazione le mezze misure, lo so. E tante altre cose. Ma concedetemelo, suona meglio così!