Algernon Blackwood, vissuto tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, è stato uno degli autori di narrativa horror e fantastica più prolifici della letteratura inglese. Scrive sia racconti brevi, sia romanzi, sia opere teatrali ed è considerato il creatore, o quanto meno uno degli autori che hanno contribuito alla nascita della figura del detective dell’occulto con il personaggio di John Silence, protagonista del libro di cui sto per parlare.
John Silence e altri incubi è il primo volume tradotto del signor Blackwood uscito in Italia. Edito da Utet e uscito nel 2010, è un piccolo gioiellino della letteratura del sovrannaturale, un testo che è un classico, ma che non è per nulla conosciuto in Italia. Il personaggio che dà il nome alla raccolta, John Silence, è un medico benestante che esercita la professione per pura passione, senza richiedere un compenso economico. Ritiene di dover aiutare chi ha bisogno di lui, senza che per questo debba essere pagato. Tuttavia, non accetta casi qualsiasi, ma solo quelli in cui sono coinvolti elementi sovrannaturali, o quelli le cui circostanze si presentano inspiegabili e misteriose.
I racconti presenti in questa raccolta non sono tutti scritti con lo stesso stile: alcuni sono raccontati dall’assistente di Silence, Hubbard (una specie di Watson dell’occulto), altri sono narrati da un narratore onnisciente. In finale di volume, inoltre, sono presenti due racconti dedicati ad un altro personaggio, Jim Shorthouse, giornalista inglese che lavora negli Stati Uniti e che si presenta come una specie di alter ego di John Silence.
Il racconto che ho trovato più interessante è il quarto (anzi, il “caso n°4”), intitolato “Un licantropo in campeggio”. Esso racconta di un gruppo di intraprendenti viaggiatori, tra i quali è presente l’assistente di John Silence, che si accampano su un’isola deserta nel mare della Scandinavia. In poso tempo si adattano ad un tipo di vita primitiva e libera da restrizioni sociali, trascorrendo le giornate ognuno preso nelle proprie occupazioni, in pace. Tuttavia, una notte, Joan, la ragazza più giovane del gruppo, sente un ululato. Il resto della compagnia è incredulo, perché all’arrivo sull’isola il sopralluogo non aveva rivelato la presenza di alcun animale. Notte dopo notte, il mistero si infittisce, arrivando a diventare una minaccia e diffondendo il terrore nell’accampamento. Solo l’arrivo del dottor Silence potrà porre fine a questa esperienza terrificante.
Mi hanno molto colpito i temi che Blackwood è stato in grado di proporre al suo lettore attraverso un racconto sulla licantropia. In esso, infatti, si trova la riflessione sull’influenza della società sui caratteri umani e sul disvelamento di essi in un ambiente naturale privo di civilizzazione. Mentre spiega che cos’è, in modo del tutto originale, la licantropia, inoltre, mette in luce il valore del sentimento vissuto senza limiti, la capacità di vivere l’amore e la passione senza costrizioni come unico modo di raggiungere veramente la felicità.
Una raccolta senza dubbio molto interessante, che mi ha fatto venire voglia di approfondire la conoscenza di questo autore, non a caso amato dai più famosi maestri del genere quali Lovecraft, Stephen King e Anne Rice.