La vita è un treno: corre sui binari sempre diversi e aggiunge attimi-stazioni al suo percorso
Fin dalla prefazione (di Maria Gerace) si coglie l’aspetto comune a tutti i racconti della raccolta Il treno correva di Sara Giommoni: siamo tutti troppo affaccendati e distratti per accorgerci della magia che ogni giorno la vita ci riserva. Ritrovarsi in uno stato mentale infantile non significa regredire, ma porsi in maniera aperta rispetto al nuovo, all’inaspettato. Questi racconti fanno una sola richiesta ai propri lettori: spalancare gli occhi.
I temi affrontati dall’autrice sono diversi e si ritrovano disordinatamente nei racconti qui proposti. La bolla di sapone, in apertura del libro, è lo specchio trasparente di un un momento di poesia che riavvicina una madre e il piccolo figlio. Il legame con l’infanzia si riprone anche ne I bambini, dove i punti di vista si scambiano e intrecciano, riportando la versione del mondo di due bambini e della babysitter, che dimostra di avere uno sguardo innocente e puro quanto il loro. L’ultima danza vede un albero e le sue ospiti assistere ad una nascita e una rinascita: «In fondo, noi foglie siamo farfalle a cui è stato concesso un solo volo. Un unico, ma decisivo, librarsi».
La fiaba gioca un ruolo determinante nelle varie situazioni, dal sogno rivelatore di Un guaio a metà, a La gatta, la stellina, il mare, ovvero la vita di un artista solitario osservata attraverso l’animale di compagnia e il cielo in lontananza, o ancora Le trottole, che altro non è che un inno all’amicizia velata di nostalgia. E ci sono anche dei protagonisti inaspettati, come i granelli che vanno a formare castelli di sabbia sempre diversi, costruiti e distrutti in continuazione da mani diverse che vengono lette, interpretate, capite. Raccontano non quello che vedono, ma ciò che percepiscono dalla propria unione. Il viaggio in piccolo de Il treno correva, il percorso quotidiano che termina con qualche piacevole illuminazione: non è altro che un incontro, quello che commuove e che rasforma la giornata di una pendolare.
Sara Giommoni parte da piccole esperienze e gesti quotidiani, a volte banali, che incoraggiano riflessioni che si ampliano all’infinito. Gli episodi sono brevi, a volte semplicissime metafore, o incontri fugaci di occhi che non si conoscono ma che in poche pagine rivelano molto. Alcune verità sono troppo grandi e troppo complesse per essere spiegate in così poche pagine. È incontestabile la sensibilità che traspare fra le righe, l’autrice è pronta ad afferrare i significati della sua interiorità appigliandosi al primo evento casuale che sembra volerle fornire delle risposte. Una scrittura ancora acerba, ma riflessiva e profonda. Se ne intuiscono sogni, speranze e aspettative e dietro situazioni diverse, è un’unica anima a pensare intensamente. Valorizza la realtà viva dei legami, costruita attraverso una rete di rimandi e ricordi.
C’è un segreto che le stazioni si sussurrano, complici: niente viene perso davvero, perché ogni binario, ogni treno, ogni tragitto sa le stesse malinconie, le stesse frenesie, le stesse speranze.