Un uomo è un romanzo “amaro”, la storia disperata di un amore che nasce forte ma muore troppo presto ma è soprattutto la storia di un uomo, un grande rivoluzionario che senza dubbio passerà alla storia, Alekos Panagulis.
Già il prologo del romanzo lascia presagire come la lettura di questo libro cambierà la vita di tutti coloro i quali ne porteranno a termine la lettura:
“… La solita tragedia dell’individuo che non si adegua, che non si rassegna, che pensa con la propria testa, e per questo muore ucciso da tutti. Eccola, e tu mio unico interlocutore possibile, laggiù sottoterra, mentre l’orologio senza lancette segna il cammino della memoria.”
Il romanzo è stato edito da Rizzoli nel 1979 ed è affrontato dalla cruda e appassionata lingua di Oriana Fallaci, amata e apprezzata ma spesso poco compresa, che racconta la lotta ideologica e politica del suo compagno d’amore, Alekos Panagulis, un eroe solitario che combatte contro il Potere greco negli anni ’70. Un uomo che non fa parte di quel gregge di individui che presto si dimenticano degli eroi, un uomo animato da alti ideali e da un forte desiderio di libertà, il cui tentativo di conquista è anche il punto e momento estremo della sua stessa condanna a morte. Una vita volta all’epilogo troppo in fretta, una vita sofferta, una vita che fatica ad essere vita. La scena d’apertura è forse difficile da comprendere, parte dalla morte di Alekos vittima di un attentato del sistema combattuto sin dall’inizio. Pagine laceranti che esprimono il dolore di una donna, Oriana, che lo ha amato dal primo momento e che non si è mai fermata nemmeno quando le insicurezze e l’inconcludenza di quest’uomo la lasciavano senza fiato.
Una storia di una grandezza tale che non trova parole per essere espressa ma soprattutto un romanzo in grado di coinvolgere ed accomunare tutti quelli cui è stato riservato il destino degli eroi che si battono per la libertà e per la verità. Panagulis però non ha mai rinunciato e ha sopportato, come ci racconta la Fallaci, le più atroci torture fisiche e morali. Oriana Fallaci esprime la bellezza disarmante del dramma di quest’uomo, condannato alla solitudine, condannato a vivere per anni in una tomba-prigione di un metro e mezzo per tre, condannato a non riuscire mai a conquistare la sua agognata libertà. Libertà di pensiero, di critica, di opposizione, libertà di amare una donna che egli da subito definirà: “L’unica compagna possibile”. Alterna il romanzo, la lucida e appassionata storia d’amore di questa coppia alle vicende politiche e gli attacchi e gli inganni del potere, ma trova, a mio parere, le sue migliori pagine quando l’amore e la politica si fondono, in una vita che non poteva essere diversa.
“Quel che deve essere è, quel che dovrà essere sarà.” Panagulis ripete questa frase più di una volta, anche poco prima della fine, poco tempo prima della sua morte. Una morte apparentemente casuale ma che l’analisi attenta della Fallaci mostra come un attentato necessario. Questo amore impossibile che diventa possibile in grado di tenere l’eroe solitario, il poeta e l’uomo ancorato e legato alla vita, non più uomo solo. Un eroe senza partito, senza capi, probabilmente senza Dio che ha creduto e lottato per la democrazia. Per la democrazia, Alekos Panagulis resisterà alle torture di Boiati, la prigione dove venne tenuto prima che gli fosse concessa la grazia.
Oriana Fallaci è senza dubbio una scrittrice e giornalista di grande respiro ma soprattutto di grandissimo successo, e la scrittura di questo romanzo non fa altro che confermarne la grandezza e l’altezza morale e intellettuale. Un Uomo è senza dubbio uno dei più grandi romanzi dei nostri tempi, un romanzo che, in una società come quella odierna dove la lucida consapevolezza della perdita dei valori si mescola ad un vuoto politico di grandissime dimensioni, dovrebbe far riflettere e insegnare ma soprattutto dare una voce a tutti quelli che come Alekos hanno capito che “Il Potere vinse ancora una volta. L’eterno Potere che non muore mai, che cade solo per risorgere, uguale a se stesso, diverso solo nella tinta. Ma tu lo avevi ben capito che sarebbe finita in quel modo, e se mai avesti un dubbio, esso svanì nell’attimo in cui tirasti il respiro profondo che ti succhiava dall’altra parte del tunnel: nel pozzo dove vengono puntualmente gettati coloro che vorrebbero cambiare il mondo, abbattere la Montagna, dare voce e dignità al gregge che bela dentro il suo fiume di lana. I disobbedienti. I solitari incompresi. I poeti. Gli eroi delle fiabe insensate ma senza le quali la vita non avrebbe alcun senso, e battersi sapendo di perdere sarebbe pura follia.”