S’addormentò, Miriam di Anna e Gioacchino.
Il bambino dormiva tranquillo e Giuseppe vegliava.
Nonostante il viaggio, la tensione, la gioia, sarebbe stata una notte serena.
Gli angeli del Signore custodivano quella strana, felice famiglia, n’era certa.
Non c’era posto per loro nell’albergo, ma quel rifugio improvvisato l’era parso un Eden di pace.
E il bambino lo illuminava con il suo viso e – incredibile a dirsi! – con un piccolo splendente sorriso.
Sognò, Miriam di Anna e Gioacchino, la moglie del falegname, ora madre di Gesù.
Bambini strappati alle madri e sgozzati.
Bambini rapiti, bambini violati.
Bambini picchiati.
Bambini schiavi.
Bambini costretti a impugnare armi nelle mani ancora piccine. A uccidere.
E tutti avevano gli occhi del suo Bambino, di suo Figlio, del Figlio che l’angelo le aveva preannunciato.
Si svegliò, madida di sudore.
Gesù dormiva, sognava forse. Gli occhietti chiusi seguivano forse immagini felici e la faccina riposava distesa. Quel piccolo miracolo era suo figlio. E insieme fratello di quelli che aveva sognato.
Lo strinse forte a sé, poi sorrise a Giuseppe.
– Stai bene? Piangevi nel sonno.
– Sì. Sto bene.
Chiesero scusa, incespicavano sulle parole, loro che scalavano montagne meglio delle capre e attraversarono deserti.
Portavano formaggio e latte, datteri e inchini.
Miriam e Giuseppe, confusi e felici, li accolsero.
Pastori.
Un bambino tutto occhi, mani svelte e ricci scuri, s’imbambolò davanti al neonato.
Miriam rivide i bambini del sogno e provò una stretta d’angoscia.
Gesù sorrise.
Quel figlio arrivato come una stella dal cielo, i segni, le parole dei profeti.
E ora un pastorello bambino che la chiamava signora e s’inginocchiava davanti a Gesù parlando di angeli e luci.
Lo prese in braccio e lo strinse forte.
Dio amava tanto i bambini da voler diventare come loro.
Fragile, indifeso. Tenerissimo e bisognoso di tutto. Vulnerabile e meraviglioso.
E voleva sfidare gli uomini a riconoscerlo e ad amarlo così, bimbo tra i bimbi del mondo.
Lo capì in quel preciso istante, il pastorello tra le sue braccia e il neonato in fasce.
Mangiarono e bevvero, risero e raccontarono storie, Miriam Giuseppe e i pastori.
Contemplarono il Bambino, gli cantarono nenie antiche e lo vezzeggiarono.
Miriam guardò con amore il pastorello.
– Vuoi tenerlo in braccio? Come se fosse il tuo fratellino e io la tua mamma.