«Professore per favore mi sa dir se è nato prima l’uovo oppure la gallina? Che figura il professore non lo sa».
«Le Galline Pensierose» è una raccolta di “storielle”, come sono state definite in prima analisi, pubblicata la prima volta nel 1980 da Einaudi.
La prima edizione contava cento trentuno storie, la seconda del 1994 di Mondadori cento quarantasei e l’ultima pubblicata da Quodlibet Compagnia Extra invece ne raccoglie cento cinquantacinque.
Quello che contraddistingue questo piccolo libretto che potrebbe essere confuso come uno dei testi di narrativa per ragazzi cui Malerba si è anche dedicato è che in realtà mette in mostra o per dirla tutta “mette alla berlina” la morale umana e se ne prende gioco.
Leggendo una per una queste piccole storielle ben si comprende l’intento di Luigi Malerba che coincide pienamente con la necessità di raccontare l’idiozia e la miserabilità del pensiero degli umani e per farlo lascia che siano le galline a parlare, l’animale che nell’immaginario collettivo è considerato il più stupido.Se non si considera l’uomo un animale, perché in tal caso vincerebbe lui.
Un piccolo capolavoro dove le galline pensano, parlano, progettano, sognano e ipotizzano, sempre ad imitazione e in concorrenza con gli esseri umani, aumentando però la comica stupidità e la sempre fallimentare brama di pensiero filosofico.
É invece certo che il nonsense e il paradosso, tratti distintivi di tutta la narrativa malerbiana, siano presenti in questo libro in maniera concreta e compatta e che questi piccoli microcosmi gallinacei siano brevi ma folgoranti, assurdi e veri.
Le galline di Malerba sono pillole di storia, metafore di verità, immagine della contemporaneità.
Malerba è uno scrittore pienamente cosciente della crisi del mondo in cui egli stesso vive e pertanto partendo dall’analisi dei mutamenti improvvisi che hanno colto impreparati gli umani cerca nuove forme di sperimentazione linguistica, nuove forme del linguaggio per esprimere e dar voce a tale crisi. E quale miglior soggetto se non le galline per questo piccolo romanzo dal sapore immenso e sconfinato?
La prima edizione de «Le galline» è stata molto apprezzata da Italo Calvino, il quale ha sostenuto che: «queste storielle sulle galline stanno tra il leggero umorismo del non sense e la vertigine metafisica degli apologhi zen » e che: «Per Malerba osservare le galline vuol dire esplorare l’animo umano nei suoi inesauribili aspetti gallinacei».
Ma quali sono questi aspetti gallinacei che Malerba trova negli umani, questa strana specie che ormai abita il mondo? Le galline di Malerba si innamorano come gli umani e grottescamente vengono rifiutate. Le galline hanno paura, spesso di cose insensate. Le galline praticano strambe teorie zen per rifuggire lo stress di domande inesplorate.
La scelta di usare gli animali è frutto di una scelta di settore in quanto favorisce non solo la brevità della narrazione sul modello esopico ma anche la prontezza del racconto rendendo il tutto efficace e adeguato. Per questo Malerba sceglie le galline, l’animale stupido per eccellenza, ma che nasconde in ogni pensiero espresso una pillola di saggezza ed è nell’infinita contraddizione tra il dire e il soggetto pensante che si manifesta l’effetto esilarante.
All’inizio degli anni Settanta Cochi e Renato cantavano la popolarissima canzone «La gallina» che esordisce così «la gallina non è un animale intelligente, lo si capisce da come guarda la gente» ed è forse questo che ha dato il via ad una vera e propria querelle sul reale intelletto di questo animale domestico che però mostra una ben precisa gerarchia nella vita di un pollaio. Se Malerba sia stato o meno influenzato da questa canzone quando ha scritto e pubblicato quest’opera a metà tra la letteratura per ragazzi e il racconto dotto non possiamo saperlo, quello che è certo è che «Le Galline Pensierose» sono un grande capolavoro, che se da un lato richiama «la vertigine metafisica dello zen» dall’altro rievoca «la raziocinante ironia delle moralités settecentesche» ed è attraverso la fusione di questi elementi così contrapposti e in perenne complotto tra loro che Malerba realizza anche in questa opera, come in tutti i suoi romanzi, un ritratto disperato e impietoso delle leggerezze umane.