Pubblicato postumo nel 1677, il capolavoro di Baruch de Spinoza, l’Etica dimostrata secondo l’ordine geometrico (o più semplicemente Etica), è un’enciclopedia di scienze filosofiche che tratta problematiche di ordine metafisico, gnoseologico, antropologico e psicologico, con particolare attenzione alla dimensione morale. Come ci suggerisce il titolo dell’opera, il metodo che segue Spinoza e di tipo geometrico. Ispirandosi agli Elementi di Euclide di Alessandria, si serve di un procedimento espositivo composto da assiomi, dimostrazioni, teoremi, corollari e delucidazioni.
Il concetto fondamentale da cui, secondo Spinoza, bisogna partire per comprendere la verità è quello di sostanza. Nella tradizione greco-romana essa è sia forma, l’essenza necessaria di una cosa, che sinolo, la sua incarnazione o materializzazione. Per Cartesio, invece, la sostanza esiste di per sé stessa e coincide con Dio, realtà originaria e autosufficiente per eccellenza, essendo causa di sé stessa e prodotto di nessun altra esistenza.
Spinoza, andando oltre Cartesio, sostiene che la sostanza, in quanto deve unicamente a sé stessa la propria esistenza, rappresenta una realtà auto-sufficiente e auto-sussistente che per esistere non ha bisogno di altri esseri. Ovvero: la nozione di sostanza è un concetto che, per essere pensato, non ha bisogno di altri concetti. La sostanza spinoziana gode di una totale autonomia ontologica e concettuale. Essa è una realtà senza concetto, e che viene concettualizzata; che non presuppone, ma che viene presupposta da ogni altro possibile concetto.
Essa ha quattro caratteristiche fondanti: è increata, in quanto per esistere non ha bisogno d’altro, essendo causa di sé; di conseguenza è eterna, in quanto è un ente che implica, e che ha come nota che la costituisce, l’esistenza; è perciò infinita, altrimenti nulla esisterebbe; ed è quindi unica, non esiste altra sostanza coi medesimi attributi. Questa sostanza non può essere altri che Dio, o l’Assoluto di cui hanno parlato le precedenti filosofie e religioni.
Dove si nasconde, allora, l’originalità di questa nozione? Spinoza si stacca nettamente dalla metafisica occidentale, in particolar modo da quella ebraico-cristiana, e ritiene che Dio e il Mondo non costituiscono due enti separati, ma lo stesso ente: Dio non è fuori dal Mondo, ma è nel Mondo, e costituisce con quest’ultimo un’unica realtà globale che Spinoza chiama Natura, da intendersi come referente concettuale di più ampia generalità, un contenitore d’infiniti significati.
Questa Sostanza-Natura è unica, una sorta d’infinito cerchio che ha tutto dentro di sé e nulla fuori di sé, come se tutte le cose del mondo fossero la Sostanza o la manifestazione in atto di Essa: “Tutto ciò che è, è in Dio, e senza Dio nessuna cosa può essere concepita” (Etica, I, prop. 15). In questo modo Spinoza perviene a una forma di panteismo, giungendo a identificare Dio o la Sostanza con un principio più alto che li rende coincidenti con esso, che li trascende o li contiene, o che semplicemente li consiste come attuazione di sé: la Natura.
La Natura tende, quindi, ad identificarsi con l’ordine necessario e razionale del Tutto. Essa rispecchia l’ordine geometrico dell’Universo, è il Sistema o la Struttura (in termini spinoziani) del Tutto e delle sue Leggi. Da questo panteismo (Dio è in tutto) deriva il panenteismo (tutto è in Dio), ed entrambi sono la rigorosa espressione del naturalismo spinoziano, ovvero la traduzione metafisica della natura galileiana.
Per lo scienziato italiano, la natura è l’insieme delle leggi che governano i fenomeni. Allo stesso modo, in Spinoza, la nozione di Natura non è qualcosa d’intrinseco alla materia, ma un sistema strutturato di relazioni tra le cose, l’insieme delle leggi universali dell’Essere, espresso coi concetti della metafisica e della teologia classica, con una forte tensione mistico-religiosa.
La Sostanza spinoziana non deve essere confusa con quell’Unità dalla quale scaturiscono tutte le cose per emanazione divina (Neoplatonismo), o quella infinita potenza che per sovrabbondanza genera altri mondi (Bruno). Essa è, piuttosto, un Ordine, un Teorema eterno da cui le cose si susseguono necessariamente, esattamente come dalla definizione di Triangolo “segue necessariamente” che la somma dei suoi angoli deve essere pari a 180 gradi. Così come nella Geometria, anche nella cosmogonia spinoziana ogni causa ed effetto devono necessariamente (cioè razionalmente, come per le figure geometriche) coincidere.
Teologia giudaico-cristiana, filosofia neoplatonica-naturalistica del Rinascimento, e razionalismo cartesiano convergono in questa grandiosa costruzione filosofica, fatta di visioni metafisico-teologiche filtrate dagli esiti della nuova scienza.
L’Etica di Spinoza è il manifesto di un’epoca, culmine e nuovo inizio per la filosofia occidentale.