In una celebre intervista del 1971, Pier Paolo Pasolini disse, tra le altre cose, queste parole: “Il tipo di persone che amo di gran lunga di più sono le persone che possibilmente non abbiano fatto neanche la quarta elementare, cioè le persone assolutamente semplici. Ma non ci metta della retorica in questa mia affermazione, non lo dico per retorica, lo dico perché la cultura piccolo borghese, almeno nella mia nazione (ma forse anche in Francia e in Spagna), è qualcosa che porta sempre a delle corruzioni, a delle impurezze. Mentre un analfabeta, uno che abbia fatto i primi anni delle elementari, ha sempre una certa grazia che poi va perduta attraverso la cultura. Poi si ritrova a un altissimo grado di cultura, ma la cultura media è sempre corruttrice.”
Ora, in un mondo dove si commentano in tempo reale anche le notizie che, a confronto, il niente è qualcosa di essenziale, sono felice di non avere un’opinione. E sono felice di proporvi questo gioco: il gioco del facciamo finta. E’ facile.
Facciamo finta che sia vero.
La grazia, che è un dono di Dio, non può stare nel mezzo. Non puoi trovarla nell’ordinario, ma negli umili, negli spiriti alti, non certo nei mediocri. Questi non hanno né la semplicità, né la grandezza e, volendo distinguersi dagli ultimi, hanno perso naturalezza, spontaneità. Hanno acquistato in compenso soltanto affettazione e ostentazione. La cultura dell’uomo medio è fatta di un sapere insipido, è il bagaglio di cianfrusaglie voluto dai potenti. E’ l’insieme delle nozioni fabbricate e date in pasto a creduloni che, appunto, credono di sfamarsi, ma in realtà non stanno saziando, stanno soltanto contaminando il proprio spirito. L’uomo medio è tale perché, rifiutando per esempio gli istinti primordiali, il fascino delle tradizioni antiche, rifiutando la schiettezza propria della gente del popolo e rifuggendo pure la fatica che bisogna fare per salire in alto, è lontano anni luce sia dalla vera raffinatezza e dal vero sapere dell’uomo veramente colto, sia dalla meraviglia della semplicità.
Facciamo finta che sia falso.
I discorsi superficiali incantano, perché arrivano facilmente, ma basta poco per smontarli. Lo si può fare, in questo caso, analizzando soltanto alcuni punti. Ogni essere umano è unico, prima di lui nessuno gli è stato uguale, dopo di lui nessuno lo sarà. Dunque è assolutamente sbagliato catalogarlo in un gruppo determinato, sia per estrazione sociale, sia per grado di cultura, sia per qualsiasi altra classificazione possibile. Ogni persona, oltre ad essere differente da qualsiasi altra, possiede, ed è questa la sua più affascinante caratteristica, un’infinita molteplicità di caratteri, molto spesso in contraddizione tra di loro e che possono variare di grado in base a una vastissima gamma di situazioni e di esperienze. C’è da dire poi che, oltre a reagire in modo diverso a seconda di alcune variabili, uno stesso individuo è anche in continua evoluzione e quindi soggetto a cambiamenti. Come si potrebbe allora etichettarlo? Un contadino, apparentemente la persona più semplice di questo mondo, potrebbe prendere a bastonate, solo perché non lo conosce e nutre molta diffidenza verso gli estranei, un povero viandante che si è perduto e che abbia bussato alla sua porta solo per sapere dove si trovi. Altro che grazia! Per contro, un uomo cosiddetto medio, può recare in sé, se non sempre, almeno in un periodo circoscritto della sua vita, una dolcezza, un’amabilità e una premura molto rare, così come un uomo di altissima cultura- anche qui, altro che raffinatezza!- può trattare con il massimo disprezzo, chiunque gli rivolga una domanda, meravigliandosi di come possa ancora esserci tanta ignoranza.