Dimentica le sofferenze
Che hai causato.
Dimentica le sofferenze
Che hai subito.
Le acque scorrono,
Le primavere esplodono e svaniscono,
Tu attraversi questa terra che poco ricorda di tutto ciò.
A volte senti da lontano una canzone.
Che cosa è questo, domandi, chi canta là?
Il sole sorge sempre giovane,
Nascono nipoti e pronipoti.
Ora conducono te per mano.
I nomi dei fiumi ti sono rimasti ancora.
Quando a lungo vivono i fiumi!
I tuoi campi, incolti,
Le torri delle città, irriconoscibili.
Tu sei sulla soglia, ammutolito.
Czeslaw Milosz
“Voce lungimirante e senza compromessi, ha esposto la condizione dell’uomo in un mondo di duri conflitti”.
Questa la motivazione con cui fu conferito il premio nobel per la letteratura nel 1980 a Czeslaw Milosz, poeta e saggista polacco scomparso quasi centenario lo scorso agosto.
Fortemente critico col governo dell’Urss e in seguito alla rottura con il partito comunista, il nostro autore chiese asilo politico in Francia per poi trasferirsi negli Stati Uniti.
In questi versi assistiamo quasi alla pellicola di una vita dispiegata nello spazio di pochi versi.
Il protagonista è ormai all’ultima fermata del treno della vita. Il poeta si rivolge a lui quasi come ad un amico. Potremmo dire che le parole-chiave sono due verbi: dimenticare e scorrere.
Bisogna dimenticare, perché tutto scorre e tutto si rinnova. Il tempo con cui la vita procede e si rigenera è troppo veloce per essere afferrato.
L’immagine finale è la sintesi perfetta di tutto il discorso precedente: l’uomo è sulla soglia, ammutolito.
Ad una prima analisi questa poesia potrebbe apparire solo una triste riflessione sulla caducità e brevità della vita.
Al contrario, leggendola attentamente essa è piuttosto un inno alla vita, un invito a viverla in modo esplosivo e vero.
Forse proprio quel tempo, che ci rende vecchi in poche battute, può diventare il nostro migliore alleato per poter sperimentare ala massimo ogni momento. Per poter soffrire e gioire con tutta l’intensità possibile.