La storia intima e romantica di un uomo che viaggia alla ricerca di un amore perduto, armato di una “Farmacia Letteraria” e una dote unica, “la trasumazione”.
Abita al 27 di Rue Montagnard, Monsieur Perdu. E l’enigmatico proprietario della “Farmacia Letteraria” sembra “perduto” proprio come suggerisce il suo nome, tra ricordi che nasconde alla vista e il suono di un amore che non vuol più nominare. Un racconto dolce e leggero, come una brezza parigina che soffia lungo la Senna. È questa la qualità più evidente che riesce a trasmettere Nina George, nata in Germania ma con un evidente abilità nell’immergersi dentro le arie francesi.
È infatti lo stile sofisticato e lieve, pur nella sua intensità, che inebria il lettore per tutte le 300 pagine di “Una piccola libreria a Parigi” (edito Sperling & Kupfer, 2014. Traduttore V. Rancati). Una storia originale, che deve l’attaccamento dei suoi lettori a quel senso di intimità che George riesce a creare e mantenere per tutto lo svolgersi della storia. Jean Perdu è un uomo solitario, un uomo che vive dei suoi libri, e in questi sembra rifugiarsi per non affrontare il dolore della realtà. Proprietario di una libreria galleggiante che utilizza come una farmacia. Perché la letteratura può offrire gli stessi benefici di una soluzione omeopatica, ogni lettore ha un sintomo, ogni libro una personale ricerca della soluzione.
E su questo punto si concentra il tema più interessante affrontato da Nina George. La capacità di leggere. Perché ci vuole una logica, e una certa abilità, anche nel saper scegliere le letture giuste. Nella sua prefazione a “Il Taccuino d’oro”, Doris Lessing si lamenta della scarsa conoscenza della letteratura nella maggioranza degli studenti. Questo è dovuto al fatto che spesso affrontiamo una lettura perché è “cool”, perché il libro è un best-seller, perché gran parte degli intellettuali dicono che quel libro non può mancare nella nostra biblioteca. Ma la verità è che ogni libro è il frutto di una ricerca personale dell’autore, che può essere d’aiuto ad un potenziale lettore, solo se quel lettore si trova nella condizione giusta per capirne le motivazioni. È qui, dunque, l’abilità di Nina George, che attraverso il suo personaggio mette in evidenza l’importanza del “saper leggere”.
La “trasumazione”, la dote innata che permette a Jean Perdu di capire al primo sguardo ciò di cui i suoi clienti hanno bisogno, potrebbe trasformarsi in un manuale per librai spesso insofferenti, che nel “mondo reale” propongono scaffali di libri primi in classifica, relegando ai piani inferiori la letteratura che vende meno, e riflette di più.
Il romanzo nel suo complesso è deliziosamente piacevole, i dialoghi sono veloci e calzanti, le descrizioni della Provenza realistiche e dettagliate. Nella seconda parte il racconto aumenta il ritmo più incalzante, e svela le trame tessute nelle prime pagine. Jean Perdu affronterà il viaggio che aveva rimandato, per vivere la vita fin’ora solo letta nei libri e riacquistare quel “qualcosa” che aveva perduto.