Il mio primo vero approccio diretto con Sherlock Holmes è stato il film con Robert Downey Jr., quando era uscito nelle sale. Si può capire, quindi, quanto poco del vero aspetto del detective io conoscessi. Diverso è stato l’approccio successivo (anche se comunque non ancora letterario): la serie Sherlock della BBC è stata un’illuminazione. Scritta e interpretata magistralmente, mi ha completamente rapito (se volete provare, vi consiglio di guardarla in inglese). Tanto che ha risvegliato in me l’interesse per il consulting detective più famoso al mondo, personaggio tanto leggendario quanto variamente riprodotto e interpretato. Ma io sono voluta risalire alla fonte, così che mi sono subito comprata i romanzi e i racconti (questi ultimi in lingua originale) di Sir Arthur Conan Doyle.
Il fascino di questo personaggio è davvero senza tempo. Attraverso un’intelligenza fuori dal normale, una capacità di osservazione precisa e sempre attiva, un’indiscussa nonchalance nell’attraversare continuamente i confini della legalità e una serie di vizi, dipendenze e manie davvero strabiliante, Sherlock Holmes rimane impresso nella memoria del lettore fin dalle prime pagine. La grande capacità dell’autore è stata quella di saper combinare in un equilibrio perfetto le abilità straordinarie di investigatore insieme a tutte quelle caratteristiche che mostrano come Mr. Holmes sia anche, innegabilmente, un essere umano. Con le sue incredibili deduzioni, l’investigatore stupisce ed intriga. Ma quando si mostra arrabbiato, nervoso, affamato, quando dice al dottor Watson quanto il suo aiuto gli sia indispensabile, ecco in questi momenti è l’uomo, non la leggenda, che emerge dalle pagine di Doyle.
Sono stata di recente a Londra: la tappa al 221B di Baker Street non poteva mancare. Al celeberrimo indirizzo è stato istituito il museo dedicato a Sherlock Holmes, che ricostruisce il suo appartamento in base alle descrizioni presenti in romanzi e racconti e mostra alcuni dei suoi oggetti più famosi, tra cui il violino, la pipa e il cappello. Ho potuto vedere, in questo modo, tanto l’uomo quanto il super detective. Il museo era molto affollato, ho dovuto anche aspettare parecchio tempo in coda per entrare. Ho riflettuto, così, su quante persone questo personaggio sia stato in grado di raggiungere. La passione e l’interesse per Sherlock Holmes sembrano non avere limiti.
Difficile dire quale sia la chiave di questo successo. Io ho avanzato l’ipotesi che il suo essere tanto straordinario quanto meramente umano lo renda invariabilmente affascinante. Ma può essere solo questo? Come si può trascurare l’incredibile inventiva dell’autore nell’inventarsi casi sempre nuovi, spesso originalissimi, a volte tanto intricati da lasciare il detective sconfitto? E poi non si possono non ricordare alcuni dei personaggi più interessanti che il detective incontra durante le sua indagini, primi fra tutti Moriarty e Irene Adler.
Gli ingredienti sono tantissimi, il risultato è, a mio parere, insuperato nel suo genere.