«Ai tempi nostri la divina Provvidenza ama far poggiare la religione sull’autorità razionale della filosofia, fin quando al tempo stabilito, come ha già fatto una volta, la confermerà ovunque con i miracoli. Per ispirazione quindi della Provvidenza abbiamo interpretato il divino Platone e il grande Plotino»
Marsilio Ficino nacque a Figline Valdarno il 19 ottobre 1433; fu uno dei massimi rappresentanti dell’Umanesimo fiorentino, insieme ad altri intellettuali quali Pico della Mirandola, e contribuì in modo determinante al recupero del platonismo e del neoplatonismo. Pur essendosi formato sui testi di Aristotele, Epicuro e Lucrezio, Ficino sviluppò un notevole interesse per Platone, anche grazie all’incarico di promozione delle opere platoniche offertogli da Cosimo de’ Medici. Per questo motivo, nel 1459 Ficino fondò a Firenze l’Accademia Platonica, che ben presto divenne luogo di ritrovo per intellettuali, letterati e artisti; qui lo studioso si dedicò alla traduzione di varie opere, come i dialoghi di Platone, i testi di Proclo e Plotino e il Corpus Hermeticum di Ermete Trismegisto. Naturalmente, quest’intensa attività di traduzione ebbe un’importanza notevole nella formazione del pensiero filosofico rinascimentale: secondo Ficino, infatti, esisteva una tradizione filosofica e teologica che, nata con Ermete Trismegisto, aveva raggiunto l’apice con Platone.
Tra il 1469 e il 1474 lo studioso compose la sua opera principale, la Theologia platonica, dedicata a Lorenzo de’ Medici. Nel 1473 vestì l’abito sacerdotale, dimostrando così la volontà di tentare una sintesi tra filosofia e religione. Durante il corso della propria vita, infatti, Ficino tentò di armonizzare la ragione e la fede facendole confluire in una forma di religiosità che poneva al centro l’uomo: è questo uno degli aspetti principali della docta religio, una religione razionale fondata su platonismo e neoplatonismo.
Tra le altre opere, ricordiamo il De cristiana religione e la Disputatio contra iudicium astrologorum (1476); in seguito, Ficino dovette anche difendersi dalle accuse di magia sorte per la pubblicazione dell’opera De vita (1489). Oltre alle traduzioni, furono rilevanti anche i commenti ad alcuni dialoghi di Platone e un corpus di Epistulae pubblicato nel 1495. Il filosofo morì a Careggi il 1 ottobre 1499.
Polemizzando con la dottrina aristotelica, che affermava la mortalità dell’anima e del corpo, Ficino aderì al platonismo, che distingueva tra immortalità dell’anima e mortalità del corpo. Inoltre, considerando Dio e la materia come i due antipodi della struttura dell’universo, il filosofo definì l’anima dell’uomo come copula mundi, ossia come “cerniera” tra Dio e il mondo. L’uomo, infatti, partecipando con l’anima alla natura divina e con il corpo a quella terrena, occupa una posizione centrale nell’universo; da ciò deriva la rivalutazione del corpo e della condizione umana, fenomeno alla base dell’Umanesimo quattrocentesco, opposto al disprezzo della corporeità umana tipico del Medioevo. Pertanto, teorizzando questi principi fondamentali e innovativi, Marsilio Ficino fu sicuramente uno dei più influenti intellettuali della sua epoca.