Jorge Luis Borges è stato il più grande scrittore del Sud America ma anche tra i più rappresentativi del XX secolo dal momento che la diffusione dei suoi scritti e della su attività è di portata mondiale. Argentino di Buenos Aires , nacque il 24 Agosto del 1899 da Jorge Guillermo e Leonor Acevedo di origine inglese il cui status economico e culturale permise al futuro scrittore di accedere ad una formazione eccellente in letteratura e filosofia.
Imparò la lingua inglese a soli tre anni e ciò favorì non poco il suo futuro inserimento negli ambienti accademici porteni (di Buenos Aires). Sebbene abbia avuto fortunate origini, durante la sua vita non ignorò sofferenza, difficoltà e delusioni a partire dalla sua malattia genetica, una retinite pigmentosa che aveva reso ciechi ben 6 generazioni di Borges. La sua poliedrica formazione spaziò dai classici della letteratura greca ai grandi scrittori inglesi come Stevenson, Dickens, London, Twain. I primi scritti risalgono alla sua infanzia: a sette anni pubblicò il racconto “L’elmo fatale” e a nove una traduzione in spagnolo di un racconto di Oscar Wilde; ma il suo migliore repertorio parte dagli anni “20, al ritorno in patria dopo un periodo di studio in un collegio calvinista svizzero.
Gli scritti borgesiani di quell’epoca sono frutto della emotività suscitata dalle letture di altri scrittori pertanto dal punto di vista prettamente stilistico e contenutistico le sue opere non portarono novità eppure il fascino della sua scrittura è dato dall’entusiasmo e dalla capacità di introdurre il lettore in un’analisi senza tempo ed in vere speculazioni filosofiche pur non praticando una teoretica originale.
Borges importò il movimento spagnolo di un rifiuto del modernismo fondando nel 1921 il Manifesto ultraista che ebbe vasta eco nei circoli letterari di Buenos Aires. A questa corrente si associa la sua attività letteraria nelle riviste Prisma e Nosostros. La produzione letteraria dei decenni successivi è vastissima e comprende opere di prosa (i più celebri lavori sono Finzioni, l’Aleph, l’Artefice), poesia (Fervor de Buenos Aires, Luna di Fronte, Quaderno San Martin), molti saggi (come El idioma de los argentinos, Discussione, Storia dell’eternità, Storia universale dell’infamia ) .
Si sposò tre volte eppure nella sua vita ricercò la solitudine intendendola come otium privilegiato per quella sua intima propensione alla ricerca ed a scrutare il caos dell’esistenza. Molti suoi libri sono stati considerati labirintici, zoroastriani e quanto alla saggistica il suo stile ricorda molto quello dei filosofi tedeschi dell’800 ma anche del positivismo alla francese . Il talento di Borges gli valse il riconoscimento di svariati premi letterari tra cui spiccano per importanza il premio nazionale di letteratura conseguito nel 1957 e il premio Formentor che condivise con Samuel Beckett nel 1969. Morì a Ginevra il 14 Giugno del 1986 lasciando in eredità ai suoi critici e lettori una moltitudine di scritti e di interviste e forse anche l’amarezza di non aver raggiunto quel traguardo tanto ambito che è il Premio Nobel per la letteratura.
Mi piace concludere questa sua breve presentazione attraverso una dichiarazione che è quanto mai esplicativa della sua importante figura di uomo ed intellettuale:
“Vedo me stesso essenzialmente come un lettore. Mi è accaduto di avventurarmi a scrivere, ma ritengo che quello che ho letto sia molto più importante di quello che ho scritto.”