Sono seduto sul treno diretto a Torino. Fra pochi minuti partirà, e intanto Napoli si sveglia.
Quando mi stavo dirigendo verso la stazione le botteghe cominciavano ad aprire, poche macchine sfrecciavano per la strada, qualcuno aspettava l’autobus alla fermata. E il cielo si tingeva di rosa e di arancio, piano piano, senza fretta.
Avevo sonno. Erano stati tre giorni bellissimi ed intensi, e la notte non avevo dormito molto. Pensieri, pensieri, pensieri…
Quando sono fuori casa, quando viaggio, vengo sempre colto da domande e dubbi. Mi domando se mi trovo dove voglio stare, se casa mia sia realmente casa mia, perché a dire la verità quando sono a Torino non mi sento casa, ho sempre la necessità di andare altrove, preparare una valigia, prendere un treno o un aereo e scappare.
Da chi, da cosa, non l’ho mai capito.
E così tre giorni fa sono fuggito a Napoli. Mi sono innamorato delle bancarelle dei libri, della stazione di Toledo, del Duomo, di ogni mattonella e ogni strada, ogni negozio ed ogni granita al limone che ho preso per ristorarmi.
E’ sempre così quando viaggio. Mi innamoro di tutto e tutti, sembra che abbracci la città. E ogni volta è sempre quella buona, ogni città è sempre quella in cui vorrei stare per sempre, ogni treno preso è sempre quello che riprenderei ancora. Mi dico sempre che forse non troverò mai un posto da chiamare casa, che casa sarà paradossalmente ovunque e in nessun luogo.
Ora sono qui, su un sedile di un Intercity, e vicino a me si è appena seduta una ragazza con una gabbia: c’è un gattino, dentro, si chiama Chloe, credo. Lo dice la proprietaria quando due ragazze guardano incantate la gabbietta blu.
Sono scene di vita quotidiana, episodi che accadono ovunque. Su un treno, per strada, al mercato, e la cosa mi fa star bene, perché mi sento più a contatto con l’ordinario, e avverto meno i minuti che passano, avverto meno la partenza farsi più vicina, e così il treno lentamente parte e Napoli me la lascio alle spalle, insieme alle sue piazze e ai suoi monumenti, i palazzi e la metropolitana.
Sto tornando a Torino, a casa – diciamo così.
E si ritorna alla vita di sempre, con dentro ancora la città che mi rimbomba forte.