«O wild West Wind, thou breath of Autumn’s being,
Thou, from whose unseen presence the leaves dead
Are driven, like ghosts from an enchanter fleeing,
Yellow, and black, and pale, and hectic red,
Pestilence-stricken multitudes»
Percy Bysshe Shelley nacque a Field Place il 4 agosto 1792, figlio di Sir Timothy Shelley e di Elizabeth Pilfold. Dopo aver ricevuto una prima istruzione in famiglia, nel 1804 entrò all’Eton College, dove cominciò a scrivere le prime poesie. Nel 1810 pubblicò il romanzo gotico Zastrozzi, in cui esprimeva la propria visione atea del mondo. Nello stesso anno, insieme all’amico Thomas Jefferson Hogg curò una raccolta di poesie dai tratti eversivi, intitolata Posthumous Fragments of Margaret Nicholson.
Successivamente entrò all’università di Oxford, da cui fu espulso per aver pubblicato l’opuscolo The Necessity of Atheism. Nel 1811 fuggì in Scozia con Harriet Westbrook e, dopo il matrimonio, Shelley fece ritorno in Inghilterra per potersi dedicare alla scrittura. Qui subì l’influenza del filosofo William Godwin e dei suoi ideali radicali e liberali, espressi da Shelley nell’opera Queen Mab: A Philosophical Poem; tuttavia, il poeta alterò in parte le teorie di Godwin, trasformandone il materialismo in una sorta di panteismo. Egli fu anche influenzato dal platonismo, da cui derivò la fiducia in una società guidata dalla moralità e dalla saggezza; inoltre, per Shelley la realtà non sarebbe stata che una pura immagine falsificata della vera realtà e dell’eternità.
Nel 1814 il poeta fuggì in Svizzera con Mary, figlia di Godwin, il quale aveva aveva disapprovato l’unione dei due giovani; ben presto, tuttavia, la coppia fece ritorno a Londra. Durante un secondo viaggio in Svizzera compiuto nel 1816, Mary e Shelley ebbero l’occasione di poter discutere di poesia con George Gordon e Lord Byron: fu proprio durante uno di questi dibattiti che Lord Byron invitò i presenti a scrivere un racconto con protagonisti fantasmi e spiriti; come è noto, Mary scrisse quello che divenne il celeberrimo Frankenstein. Nello stesso anno, Shelley compose il poema Alastor, or The Spirit of Solitude, che gli procurò una notevole rinomanza. Dopo il suicidio della prima moglie Harriet, Shelley sposò Mary e con lei si stabilì a Great Marlow, sulle rive del Tamigi. Nel 1817 scrisse Laon and Cythna, un lungo poema narrativo che, a causa dei numerosi attacchi rivolti alla religione, fu ritirato dal mercato.
Nel 1818 il poeta si trasferì in Italia con la moglie, soggiornando in varie città; tra le opere di questo periodo si possono ricordare Ozymandias, Ode to the West Wind (1819), la traduzione del Simposio di Platone e il Prometheus Unbound (1820). Poco prima del suo trentesimo compleanno, l’ 8 luglio 1822 Shelley naufragò mentre navigava sul suo vascello verso La Spezia, colto da una tempesta.
L’opera poetica di Percy Bysshe Shelley riflette lo spirito irrequieto del poeta e il suo rifiuto delle convenzioni sociali. Inoltre, egli credeva che principi quali la libertà e l’amore avrebbero posto rimedio ai mali che pervadevano la società; intessendo le proprie liriche di un soggettivismo intenso, Shelley tentò pertanto di esprimere quest’ansia di rinnovamento, dal momento che la parola poetica era l’unico mezzo per dar voce agli ideali e all’immaginazione del poeta. Poiché Shelley conferiva alla poesia un valore morale e la capacità di migliorare la realtà, il poeta era considerato un “profeta” e un titano che, sfidando le convenzioni sociali, combatteva per valori quali libertà, amore e bellezza. In quest’ottica, la natura si configura come luogo prediletto in cui il poeta si rifugia per fuggire dalle delusioni e dalle ingiustizie del mondo in cui vive. Inoltre, proprio agli elementi della natura, come emerge in Ode to the West wind, Shelley affidava il compito di una completa rigenerazione dell’umanità.