In ogni società, le forze produttive (i mezzi di produzione) esistenti avvengono sotto determinati rapporti di produzione (il livello raggiunto dal grado di cooperazione degli uomini, ovverosia la divisione del lavoro, o proprietà privata). Ma come si producono le condizioni materiali nelle quali avviene la ri-produzione delle forze produttive e dei rapporti di produzione? Per dirla in altri termini: se fuori dalle fabbriche avviene la ri-produzione dei mezzi e della materia prima, dov’è che avviene quella della forza lavoro? Questo ragionamento, a tratti ridondante, è in realtà il leitmotiv per eccellenza di tutta quella schiera di grandi pensatori che hanno cercato, in un modo o in un altro, di approfondire e di completare alcuni punti rimasti irrisolti nell’opera di Karl Marx. In questo grande quadro epistemologico, ha un ruolo centrale il pensiero del filosofo francese Louis Althusser, e in particolar modo la sua teoria sugli apparati ideologici di Stato.
Ma cos’è lo Stato per Marx e i marxisti? Lo Stato è prima di tutto un apparato repressivo, uno strumento che, nella sua rappresentazione pratico-idealistica, permette alle classi dominanti di assicurarsi il dominio sulla classe operaia, sottomettendola al processo di estorsione del plus-lavoro (tempo di lavoro non retribuito). Nel suo aspetto meramente pratico, lo Stato è formato dalla polizia, dai tribunali, dalle prigioni e dall’esercito. Governo e amministrazione sono situati al vertice della struttura.
Per far progredire la teoria marxiana dello Stato, Althusser propone un nuovo elemento, ovvero il rapporto che sussiste tra il potere dello Stato e gli apparati ideologici. Su un piano empirico, il filosofo ne ha individuati almeno otto: quello religioso (la Chiesa), scolastico (le scuole pubbliche e private), familiare, giuridico, politico (il sistema democratico-parlamentare coi suoi partiti), sindacale, dell’informazione (stampa, radio, televisione, etc…) e della cultura. L’uno, l’apparato repressivo di Stato, funziona con la violenza, l’altro, gli apparati ideologici, con l’ideologia.
Ma qual è la vera caratteristica che li differenzia? Il loro modo di agire. Secondo Althusser, lo Stato, nel suo funzionamento, ha un massiccio contenuto “repressivo”, e in via secondaria un contenuto “ideologico”. L’esercito o la polizia intervengono anche ideologicamente, perché devono al contempo assicurare i valori che li hanno legittimati, ovvero quelli della classe dominante.
Al contrario, gli apparati ideologici di Stato funzionano con un massiccio contenuto “ideologico”, e in via secondaria “repressivo”, ma al limite, in maniera dissimulata, simbolica: ad esempio, la scuola e la chiesa intervengono con sanzioni o esclusioni, la famiglia coi divieti, la cultura con la censura.
Atrraverso la violenza, l’apparato repressivo di Stato assicura le condizioni politiche per l’esercizio degli apparati ideologici. Quest’ultimi hanno, a loro volta, un funzionamento che si articola in tre momenti:
1) concorrono tutti allo stesso risultato: la riproduzione dei rapporti di produzione, cioè dei rapporti di sfruttamento capitalistico;
2) ognuno si articola nel suo funzionamento in un modo ben strutturato e irriducibile: l’apparato politico assoggetta l’individuo attraverso un’ideologia democratica, o tramite il parlamento o tramite un’ideologia plebiscitaria; l’informazione propina, attraverso i quotidiani, la stampa o la radio (nel nostro caso, internet), massicce dosi di nazionalismo, liberalismo o moralismo; l’apparato religioso non fa altro che ricordare all’uomo di essere soltanto polvere, e così via…;
3) questo concerto è dominato da un’unica partitura: tutti sono necessitati ad agire solo sulla base dell’ideologia dominante!
A questo punto diventa centrale, nell’analisi di Althusser, l’esercizio di assoggettamento dell’apparato ideologico scolastico. Esso è una sorta di fucina di produzione sociale, e lo assurge a modello per chiarire, una volta per tutte, cos’è che si intende attraverso l’espressione assoggettamento ideologico.
Essa, la scuola, prende tutti i bambini appartenenti ad ogni classe sociale che, per svariati anni, verranno inculcati di savoir-faire, modi di comportamento rivestiti di ideologia. Una prima massa di individui, non ancora del tutto scolarizzati, diventano i nuovi operai o contadini; alcuni continuano per diventare i successivi impiegati, piccoli o medi funzionari; un ulteriore e definitivo manipolo di ragazzi, invece, occupano i vertici della scala piramidale del potere: gli agenti dello sfruttamento (capitalisti e manager), gli agenti della repressione (militari, poliziotti, politici, amministratori), ed infine quelli che Marx definiva i “professionisti dell’ideologia”, la classe degli intellettuali.
Ciò che Althusser ha tentato di compiere, e che abbiamo cercato solo in minima parte di riassumere, è la descrizione di come si svolge, da parte della classe dominante, il mantenimento delle condizioni di riproduzione sociale per mezzo dell’ideologia e delle istituzioni, ovvero la perenne produzione delle individualità sociali, degli sfruttati e degli sfruttatori.