“Sì, perché se nell’Ottocento il conte Tolstoj scrisse che tutte le famiglie felici si assomigliano ma ogni famiglia è infelice a modo suo, oggi, al principio del ventunesimo secolo, l’unica famiglia felice è quella dei frollini con la granella di zucchero.”
Una delle prime cose che colpisce de Il padre infedele di Antonio Scurati è l’ironia dissacrante con cui il narratore affronta tutte le cose del mondo. Dall’amore alla morte, dal lavoro alla televisione, tutto è sezionato con sapiente occhio critico, che riesce ad essere disilluso senza scivolare nel nichilismo.
Il protagonista si chiama Glauco, è uno chef e vive a Milano con la moglie Giulia e la figlia Anita. Nel romanzo racconta la storia della sua vita di uomo ma soprattutto di padre, sovrapponendo al piano narrativo e temporale quello un po’ più onirico e imprevedibile delle sue riflessioni personali. Piano piano cominciamo a conoscere questo personaggio contraddittorio, sia attraverso ciò che racconta, sia attraverso il modo in cui lo fa.
Molto interessante è il lessico: saltando da un registro all’altro, usando molti termini inusuali e fortemente espressivi, la lingua dell’autore spicca per una forte originalità, che si accorda alla perfezione con la personalità del protagonista. Non è mai scontato, anzi. Riesce ad essere imprevedibile anche nella descrizione di momenti quotidiani, normali.
Uno dei temi più importanti è sicuramente il suo essere padre. Glauco ci racconta il prima, il dopo e il durante della nascita di sua figlia, comunicandoci con una sensibilità particolare (di cui probabilmente è inconsapevole) ciò che prova di fronte al miracolo che è la sua bambina: “E mia figlia deve sapere che, se piange, suo padre – questo padre infermo, questa madre mancata – non la lascerà sola, non finché esalerà l’ultimo fiato”. Le parole che riserva alla descrizione e al ricordo di Anita sono sempre, lo dico semplicemente, bellissime. Dichiara il suo amore imperituro e inspiegabile così bene che fa commuovere e sorridere nello stesso tempo.
Un tema del genere, affiancato alla critica del mondo contemporaneo e delle sue contraddizioni, genera un romanzo complesso, importante, forte. Se già la trama è interessante, il modo in cui essa è sviluppata la rende ancora migliore. È un buon libro, che si può prestare a diversi livelli di lettura, ognuno dei quali è in grado di dare al lettore tanto forti emozioni quanto spunti di riflessione.