È questa l’epoca del citazionismo. In rete impazza questa febbre da citazione, febbre di cui sono personalmente affetta: quel che succede è che mentre navighi ti imbatti nella frase di uno scrittore noto (e con molta probabilità già morto); la frase ti piace, coglie il tuo umore del momento, allora basta un copia-incolla, un Condividi, ed è fatta. Sui nostri profili social abbondano frasi tratte da libri di cui spesso non conosciamo neanche il titolo, figurarsi il contesto storico. Ci sono alcuni scrittori più in voga di altri, e i più gettonati sono sicuramente Bukowski e Pasolini.
Noi tutti, eredi di questo mondo digitale e presi dalla smania di appropriarci di queste pillole di letteratura così facilmente a portata di mano, spesso finiamo col perdere di vista un tassello importante. La fonte. Non ci accertiamo della provenienza di quelle frasi, né tantomeno della loro veridicità e autenticità. E così corriamo il rischio di diffondere in quel marasma caotico che è il web una frase che non corrisponde a quel che era stato scritto dalla nostra “penna” preferita.
Il fenomeno ha assunto una portata incredibile, ed ha in qualche modo suggerito una strada alternativa da praticare, poco corretta forse, ma di sicuro successo. Pensiamo al concetto di fake, che vuol dire falso, contraffatto, e che si applica a qualsiasi tipo di materia. In letteratura ha permesso che accadesse questo: un utente X che ha trovato in rete il testo di un libro, può modificarlo a suo piacimento e reinserirlo nello stesso circuito appropriandosi dell’elaborato, spacciandolo per proprio, diffondendone contenuti sbagliati e fuorvianti, e così via. Roberto Gilli racconta di aver ricevuto via mail, da un indirizzo che non conosceva, un racconto, “Il Vandalo (un manifesto)”, scritto da un Fake nascosto ovviamente dietro l’anonimato. Gilli ha pensato bene di condividere prontamente l’opera sul blog di Linkedin dedicato all’ebook, che ha generato una serie di commenti positivi rispetto a questa poco insolita – a quanto pare – iniziativa.
Chiudo con la stessa citazione con cui Il Vandalo apre il suo racconto.
«Quando trovate un buon libro dovete chiedervi: Son io disposto a lavorare come un minatore?»
(W. Goethe)