Fordy è il bassotto che in casa Angus è stato adottato.
Lo avevano trovato per la strada, magro e tremante. Chissà da quanto era lì. La famiglia stava andando a trovare degli amici, era sera. Avevano finito di cenare e come al solito Nick, marito e padre della famiglia, aveva alzato un po’ il gomito con il vino, a tavola. Guidava con sicurezza sì, quello sì, ma le curve che prendeva erano troppo strette. E poi Ruth lo conosceva fin troppo bene, erano quasi venticinque anni di matrimonio… Se ne accorse il piccolo Henry, che stava con il viso schiacciato contro il vetro a guardare il paesaggio scorrergli davanti agli occhi, nero e veloce. Vide una figura dietro un cassonetto della spazzatura, poco prima che il padre cominciasse a rallentare per fermarsi al semaforo. Gridò: “Papà, ferma! Ho visto qualcosa!”. Nick premette subito il freno, con irruenza. La macchina si arrestò improvvisamente, ed il piccolo sbatté un po’ la testa contro il sedile anteriore, su cui sua mamma Ruth, elegante ed improfumata stava sonnecchiando. Il bambino scese dalla macchina, corse e corse fino a raggiungere il cassonetto della spazzatura. Era un cane. Un bassotto. “Papà, ti prego, lo prendiamo? Non è di nessuno, poverino.” Il padre si avvicinò all’animale solo ed impaurito, gli si inginocchiò davanti e per un attimo parve perdere l’equilibrio. Chiuse un attimo gli occhi, proprio un attimo, e quando li riaprì vide subito due occhi dolci e luminosi scongiurarlo. “Prendimi con te, prendimi con te…”, dicevano. E lui, senza dire nulla, solo guardandolo disse: sì, sei nostro, ti prendiamo.
Sono le nove di una domenica qualunque di maggio. Sono passati quattro anni da quell’episodio. Fra poco la sveglia suonerà, mancano ancora quindici minuti. Fordy sta salendo le scale che collegano la cucina ed il salone con le camere da letto dei bambini e dei signori Angus. Ancora quattro scalini e raggiungerà il letto matrimoniale, pronto ad abbaiare ed a scodinzolare finché Nick, scocciato ed ancora assonnato, non si alzerà dal letto e pantofole ai piedi lo porti in giardino a fare i bisogni, “Un attimo, un attimo, sta’ buono, su!”. Come sempre, del resto. Ecco, tre scalini. Due… Uno…