Suole.
Non sole che sale e che splende, ma scarpe, su suolo bagnato.
A lato, camminano, corrono, saltano il tuo corpo che giace.
Piace così, come in un film, senza calore.
Senza colore, sei lì, paesaggio, passeggio di frettolosi viandanti tra freni che fischiano e treni che partono fra troni rombanti.
Voci, che ti giungono mute per ore.
Suole.
Null’altro che suole.
Poi, uno posa il suo piede, osa, cosa, ti chiede.
Ora è un coro, capisci che qualcuna si accora.
Azzarda.
Adesso che è tardi.
Mordi il respiro, trattieni, il tuo fiato è tesoro prezioso per un avverbio soltanto.