«La poesia consiste nel dire studiatamente una cosa comune»
Giuseppe Baretti nacque a Torino il 24 aprile 1719; dopo aver intrapreso gli studi letterali, a Venezia strinse amicizia con Carlo Gozzi e a Milano venne in contatto con l’ambiente degli intellettuali che avrebbe dato vita all’Accademia dei Trasformati. L’esordio letterario è rappresentato da Piacevoli Poesie (1750), 47 componimenti burleschi di influenza bernesca; la familiarità con la letteratura della tradizione “comico-realista” determinò la spiccata propensione dell’autore per il grottesco, un certo gusto per lo scandalo nonché l’indole polemica.
Nel 1751 cominciarono le esperienze di viaggio che lo portarono in Inghilterra, dove venne in contatto con Samuel Johnson, in Portogallo, Spagna e Francia; ritornato in Italia soggiornò a Milano e poi a Venezia dal 1763 al 1765. Qui Baretti diede vita al periodico La frusta letteraria, che uscì ogni quindi giorni dal primo ottobre 1763 al 15 gennaio 1765; come indica il titolo stesso, l’impostazione del giornale era decisamente polemica. Baretti critica infatti aspramente le commedie di Goldoni e la poesia arcadica, proponendo il modello di Cellini. Pertanto, molti dei giudizi espressi dallo scrittore tramite Aristarco Scannabue, immaginario redattore e portavoce degli ideali dell’autore, generarono una serie di polemiche, tanto che il governo veneto soppresse il periodico.
Per questo motivo, nella seconda serie della Frusta, pubblicata ad Ancona dal 19 aprile 1765 al 15 luglio 1765, Baretti polemizza contro i suoi detrattori; il clima di tensione creatosi in seguito lo costrinse a trasferirsi a Londra nel 1766. Qui egli scrisse il suo capolavoro di critica letteraria, il Discours sur Shakespeare et sur Monsieur de Voltaire (1777): in questo saggio Baretti approva e difende con toni appassionati l’«irregolarità» e l’intraducibilità della poesia del poeta inglese, contestando le critiche classicistiche mosse da Voltaire. A Londra lo scrittore rimase fino al 1789, anno della sua morte.
La poetica del Baretti e la critica letteraria derivano dalla sua formazione classica e dalle aspirazioni alla concretezza, date dalla familiarità dell’autore con la cultura inglese. L’unione di questi due aspetti è ravvisabile nella lingua letteraria dello scrittore, chiara ed energica; l’attenzione rivolta al linguaggio è ben testimoniata nelle Lettere Familiari (1779), scritte con lo scopo di permettere ai lettori inglesi di apprendere l’italiano. In quest’ottica Baretti redasse anche un dizionario bilingue. Quest’impostazione è riscontrabile anche nella prosa dell’autore, di carattere saggistico e divulgativo, ma anche polemico.