Aver casa è bello,
dolce il sonno sotto il proprio tetto,
Figli, giardino e cane. Ma ahimé,
appena ti sei riposato dall’ultimo viaggio,
già con nuove lusinghe il mondo lontano t’ insegue.
Meglio è patire la nostalgia di casa
E sotto l’alto cielo esser
Col proprio struggimento, soli
Avere e riposare può soltanto
L’uomo dal cuore tranquillo,
mentre il viandante sopporta stenti e pene
con sempre delusa speranza.
Più facile invero è ogni tormento del viaggio,
più facile che trovar pace nella valle natia,
dove tra le gioie e le cure ben note
solo il saggio sa costruirsi la via.
Per me è meglio cercare e mai trovare,
che legarmi stretto a quanto mi è vicino,
perché su questa terra, anche nel bene,
sarò sempre un ospite e mai un cittadino.
Hermann Hesse
La magia di un viaggio.
Hermann Hesse nei suoi scritti abitua i lettori al mondo dell’ignoto e della scoperta. Lo fa in prosa come in poesia, mettendo spesso al centro delle sue opere viaggi e avventure che portano il protagonista a imbattersi in mondi nuovi e stravaganti che hanno però la funzione di arricchire, di edificare.
Il tema del viaggio nella sua essenza è il fulcro di questa poesia, contenuta nella raccolta “Dall’India”, una sorta di diario in cui lo scrittore tedesco riporta poesie e annotazioni del suo viaggio in Oriente, compiuto nel 1911. Sappiamo che egli non arrivò concretamente in India, spossato e malato, ma riuscì comunque a toccare molti paesi asiatici, di cui fotografa realtà suggestive.
Il viaggio è il frutto di una curiositas che è insita nell’animo umano, un desiderio che porta a voler oltrepassare la propria nicchia di vita e andare alla scoperta del diverso e dello sconosciuto.
Viaggiare infatti non è soltanto prendere un aereo e andare lontano, ma piuttosto partire dalla nostra esistenza e cercare spunti di vita differenti, che aprano la nostra mente a qualcosa che prima ignoravamo, di cui non conoscevamo i meccanismi, ma la cui scoperta è in grado di arricchire – positivamente e negativamente s’intende- la nostra condizione di partenza.
Allora chi è colui che ama viaggiare, il viandante di cui parla l’autore?
È colui che non si rammarica di lasciare la propria casa, ma che è felice quando vi torna. È colui che non ha paura di sfidare il tempo e lo spazio, pur sentendo nel cuore le pene e la fatica. Il viandante è colui che non teme il diverso, sebbene provi nostalgia dei suoi.
Rapportato ai nostri tempi, il viaggiatore di cui parla Hesse potrebbe essere non semplicemente il turista, ma colui che è pronto alla partenza e al cambiamento. Nella ricerca, di cui il viaggio si fa strumento, le leggi di questo o di quel luogo si equivalgono e si confondono.
Sicuramente, il viaggio è un’arma per affrontare meglio questa vita, proprio perché ci fa accettare la nostra condizione di passaggio, elimina la nostra corazza di convinzioni; in sostanza ci spinge a sentirci ospiti, più che cittadini.