Conosciuto al grande pubblico soprattutto per le Vite parallele – una delle opere antiche che ha esercitato il maggior influsso sulla letteratura europea dei secoli successivi – Plutarco ha destato grande interesse anche per un’altra sua produzione, di stampo prettamente filosofico e scientifico: sono i Moralia, titolo latino con cui è stato tramandato un corpus decisamente voluminoso di opere caratterizzate da una straordinaria ricchezza e varietà di contenuti, non ascrivibili alla sola sfera etica e morale (l’impropria denominazione deriverebbe dal successo più netto degli scritti in questione o semplicemente dalla loro collocazione “fisica”, con le opere a contenuto etico che si trovavano, nell’edizione principe bizantina, prima degli altri).
Dall’etica alla pedagogia, dalla politica alla filosofia, dalla religione alla scienza e fino agli scritti a carattere antiquario ed erudito: c’è praticamente, nei Moralia, tutta la cultura del I secolo d.C., tramandata nei generi letterari del dialogo e del trattato (a loro volta presentati in diverse tipologie). Il primo, di ascendenza platonica, evita però la tecnica della domanda e della risposta, fungendo spesso da cornice entro la quale viene esposto l’argomento; il secondo, invece, alterna uno stile piuttosto impersonale a toni colloquiali e amichevoli, evidenti soprattutto nella corrispondenza con amici.
Ma è la varietà dei contenuti a risultare davvero straordinaria. Nell’insieme delle opere non c’è ambito del sapere che non sia stato esplorato: Plutarco dimostra una vivacità intellettuale, una ricchezza e poliedricità di interessi culturali, una brillantezza dell’ingegno e una curiositas che hanno affascinato fin da subito e non hanno mancato di suscitare stupore presso i posteri.
Nei dialoghi o nei trattati, l’autore pare mosso proprio da una smisurata voglia di conoscere, di approfondire, di indagare.
A cogliere l’attenzione della critica è stata soprattutto la dicotomia tra l’assolutismo delle verità religiose e morali da una parte, e lo scetticismo circa le questioni riguardanti il mondo della realtà fisica dall’altra (in particolare Plutarco ricorre a quella che i Greci chiamavano epochè, ossia la sospensione di giudizio).
Da sottolineare, infine, come la componente religiosa – più in generale metafisica – assuma una rilevanza trasversale: dai Moralia traspare davvero una religiosità profonda, non solo formale. Come il suo maestro Platone, anche Plutarco trova possibile conciliare la fede in un Dio unico con il politeismo tradizionale, mostrando inoltre di credere profondamente all’immortalità dell’anima, all’aldilà e alla suggestiva esistenza (foriera di equivoci su un Plutarco “cristiano”) di demoni del male.