Amato da generazioni di cuori sensibili e divenuto una sorta di nume protettore della poesia romantica, John Keats fu e resterà sempre, assieme a Shelley e Byron, il più celebre poeta del neoromanticismo inglese.
Sul suo conto sono state scritte biografie e saggi critici che hanno indagato a fondo sulla sua poetica benchè ricevette dalla critica coeva molte stroncature. “Keats è cenere. La gente dice che vive in immagine, nelle persone che lo ricordano” scriveva Anais Nin, moglie di Hugh Guiler suo affezionato biografo. Effettivamente le immagini che costituiscono la poesia di Keats sono tratte dalle sue visioni, non sono una rappresentazione fedele della realtà.
La biografia umana di Keats è costellata di eventi che forgiarono la sua sensibilità: primo di quattro figli, nacque a Londra il 31 Ottobre del 1795 e crebbe in campagna, in una tenuta amministrata dal padre Thomas. Sin da ragazzino mostrò una spiccata predilezione per i versi e la scrittura e non di rado componeva versi per il fratello Tom, la sorella Frances Mary e la madre Frances Jennings. La malattia e la morte di entrambi i genitori, una serie di disgrazie e fallimenti economici portarono John e suoi fratelli ancora molto piccoli all’affidamento di tutori che indirizzarono il primogenito agli studi scientifici con l’obiettivo di farne un medico,per poter in futuro dare sostentamento alla famiglia. In realtà le cose andarono diversamente.
Nel 1816 John si laureò brillantemente in chirurgia e farmacia solo per senso di gratitudine nei confronti dei suoi tutori ma scelse di vivere della sua penna e delle sue visioni. Già durante il periodo universitario a Londra frequentò teatri e circoli avvicinandosi a pittori e prosatori come Benjamin Haydon e Reynolds Leigh Hunt suo primo maestro di poesia ma gli incontri più stimolanti furono quelli con George Byron, Percy Shelley e William Wordsworth. Nonostante le sue precarie condizioni economiche e le malattie che colpirono il fratello Tom e la sorella, la vita del giovane Keats scorse con la protezione di amici intellettuali che in più occasioni lo sostennero finanziariamente anche quando nel 1817 fece pubblicare la sua prima raccolta di poesie “Poems”.
In quel periodo la sua creatività era all’apice. Dopo poco tempo fu pubblicato “Endymion” un poema allegorico con molti riferimenti all’erotismo della Grecia antica giudicato negativamente dalla critica e dallo stesso Shelley che suggerì all’amico di perfezionare la sua tecnica prima di pubblicare le sue opere. Fu per le pressanti stroncature e su consiglio degli amici Charles Brown, Joseph Severn e Richard Woodhouse che Keats trascorse l’estate del 1818 in una località della campagna inglese dove conobbe Fanny Browne di cui si innamorò e che diventò una sua musa.
In realtà Keats nutrì in precedenza un sentimento molto forte per la moglie di suo fratello George, Georgiana Wylie, emigrata in America con il marito ma in continuo contatto epistolare con lo scrittore. La morte di Tom per tubercolosi e crescenti problemi finanziari portarono Keats ad un momento molto difficile in cui si manifestarono i primi segni di una consunzione fisica. Malgrado le pessime condizioni di salute, nel 1819 scrisse i poemetti gotici “La bella dama senza pietà”, “Ode ad un usignolo”, “Sull’indolenza”, “Sulla malinconia” e impressionato dalle letture di Dante, del “Paradiso perduto” di Milton, iniziò ad interrogarsi sulla formazione dell’anima e sul potere di redenzione di alcune religioni. Come scrisse in alcune lettere a George e Georgiana per lui
“l’eccellenza d’ogni arte è l’intensità, capace di far evaporare la sgradevolezza ponendola in stretta congiunzione con bellezza e verità”. (Lettera del 28 Dicembre 1817).
La corrispondenza epistolare con gli amici del circolo poetico londinese fu intensa, come pure con Fanny Browne e queste lettere rappresentarono per i critici della prima ora un materiale davvero interessante per ricostruire il pensiero dell’incompreso Keats. Grazie al sostegno economico dell’amico Brown, nel 1820 fu pubblicata la sua terza raccolta di poesie contenente tra le altre “Lamia”, “Isabella”, “La vigilia di Sant’Agnese” e le incompiute “Hyperion o della bellezza” e “la caduta di Hyperion” con ricchissimi ed edotti riferimenti mitologici. Un secolo dopo lo scrittore Dean Simmons pubblicò un romanzo avvenieristico e di fantascienza ispirato proprio ai temi di Hyperion.
Nello strenuo tentativo di curare la salute del giovane poeta in un ambiente climatico più favorevole , Severn e Keats partirono alla volta dell’Italia e dopo sei settimane di faticosi spostamenti giunsero a Roma, in piazza di Spagna il 15 Novembre del 1820. Durante il soggiorno romano Keats continuò a comporre e lavorò sulla stesura di Hyperion i cui frammenti piacquero molto ai suoi amici ma non scampò alla malattia che lo portò alla morte a soli 25 anni, il 23 Febbraio del 1821.
Le sue spoglie vennero sepolte nel cimitero protestante di Roma dove tutt’ora giacciono, meta di pellegrinaggio per tutto il XIX secolo di estimatori e lettori. Sulla sua lapide fu scritto: “Questa tomba contiene i resti mortali di un giovane poeta inglese che, sul letto di morte, nell’amarezza del suo cuore, di fronte al potere maligno dei suoi nemici, volle che fossero incise queste parole sulla sua lapide: “Qui giace uno il cui nome fu scritto sull’acqua” .
Per meglio cogliere le straordinarie capacità di questo imponente personaggio, oltre alla lettura diretta delle sue opere suggerisco la visione del film “Bright Star” della regista australiana Jane Campion che tratteggia in maniera molto realistica la vita dello scrittore dall’incontro con Fanny Browne sino alla sua morte.